C’era l’accordo tra Confindustria e scuola, c’era un piano di lavoro nelle aziende, c’erano sostanziali prospettive di un impiego a lungo termine. C’era anche il benestare dei ragazzi. Ma proprio loro, sedici diplomati dell’Istituto Tecnico Industriale Vittorio Emanuele III di Palermo, dopo aver firmato il contratto, hanno dato forfait. Non si sono presentati in azienda il primo giorno di lavoro. Non sono andati e non hanno avvisato.
E’ saltato cosi’ un progetto di tirocinio nelle imprese, promosso dalla scuola palermitana e accolto dagli industriali palermitani. Il progetto era nato con l’obiettivo di avvicinare i giovani diplomati all’impresa. Il programma non costava nulla agli enti pubblici. La scuola si era fatta carico delle spese assicurative, il Comitato provinciale della Piccola Industria aveva curato – con fondi e organizzazione propria – la fase preliminare e teorica degli stage da febbraio fino a giugno. La Confindustria di Palermo ha anche contattato le aziende ospitanti. Ma lunedi’ scorso, dei venti giovani selezionati per il tirocinio solo quattro si sono presentati in stabilimento. Amare le considerazioni di Daniele Giordano, responsabile del progetto e responsabile Education della Piccola Industria di Confindustria: “Di fronte alla prospettiva di un posto di lavoro sedici ragazzi palermitani scelgono di restare a casa. In un periodo di crisi e in un’area depressa come il Mezzogiorno d’Italia sedici su venti privilegiati si permettono il lusso di rifiutare la prospettiva di un impiego. Questo lascia supporre che continui a prevalere – sostiene Giordano – una certa cultura del posto pubblico, di un certo comodo precariato nell’orbita delle pubbliche amministrazioni. Una sottocultura di fronte alla quale il comitato della Piccola Industria di Confindustria si oppone fermamente. Restiamo convinti che la formazione, quella reale e concreta, sia efficace e utile. Che lo sviluppo dell’economia e del territorio avvenga prevalentemente grazie all’impresa privata. Per questo – conclude Giordano – continueremo a cercare di dare il nostro contributo”.