Sala delle Lapidi chiude i battenti. Almeno per le prossime due sedute, previste durante questa settimana, i consiglieri comunali interromperanno la loro attività. “La decisione – si legge nel comunicato diramato dalla presidenza del consiglio comunale – è stata presa in considerazione del clima molto teso che si è creato proprio davanti il Palazzo di città”. Nella città dalle mille contraddizioni, piazza della Vergogna è messa sotto assedio pressoché ogni giorno da cittadini che cercano risposte e non saprebbero a chi altri rivolgersi, se non al consiglio comunale. Ma il Consiglio può poco, i suoi poteri non vanno oltre gli atti d’indirizzo. Alberto Campagna, presidente del consiglio comunale, è furioso, non si trattiene, durante la conversazione telefonica alza più volte il tono della voce. Inizia il suo sfogo lamentando il fatto che chi fa politica in questa città venga trattato male. Continua dicendo che palazzo delle Aquile è l’unico luogo in cui i cittadini trovano interlocutori a cui far presenti i propri problemi. È un crescendo di rabbia e riflessioni. Poi si ferma, la logica conclusione del suo ragionamento porterebbe allo scontro istituzionale e lui non lo vuole. Così dice che la colpa non è del sindaco e che i cittadini dovrebbero rivolgersi agli assessori al ramo.
“La decisione d’interrompere l’attività d’aula – dice Campagna – è stata presa in conferenza dei capigruppo ed è una comunicazione data a nome di tutto il consiglio comunale. Ci sono troppe vicende che non rendono sereno il clima in cui si trovano a lavorare i consiglieri”.
A quali vicende si riferisce?
“I cenciaioli dell’Apas, le varie cooperative, i pip… la lista sarebbe lunga. C’è un mondo di disoccupati e non, che ha preso di mira il palazzo delle Aquile, aspettandosi che le risposte possano arrivare dal consiglio comunale. Ma noi non abbiamo una funzione amministrativa, né siamo quell’organo che può risolvere i problemi. Noi votiamo atti d’indirizzo che l’amministrazione attiva può raccogliere e rendere operativi”.
Quindi il problema parte da una mancanza di risposte da parte dell’amministrazione attiva?
“No, la questione è più complessa. Vede, sui cenciaioli, per esempio, noi abbiamo preparato un atto d’indirizzo in base al quale si era attivato l’iter che aveva portato Lo Cicero a rinnovare la convenzione con Apas per un tot di tempo, non ricordo quanto, bisognerebbe chiedere a Lo Cicero. In ogni caso, i commissari di Amia hanno bloccato il provvedimento. Loro vengono a protestare davanti palazzo delle Aquile, ma noi che ci possiamo fare?”.
Ma a parte lo stop di questi due giorni, come procedono i lavori d’Aula?
“Il consiglio comunale è bloccato. Si doveva continuare a lavorare sul Peep (il piano di edilizia economica e popolare, ndr), ma per adesso è tutto fermo. La scelta di fermarci è stata unanime, non si può lavorare in questo clima. Ma si può continuare ad arrivare a palazzo delle Aquile scortati? La settimana scorsa, quando il consiglio comunale è saltato, ad essere presenti eravamo in sette. Ebbene, uscendo, siamo stati aggrediti verbalmente. E’ mai possibile che chi fa politica in questa città debba essere trattato in questo modo?”.
Perché, secondo lei, tutte le lamentele arrivano a palazzo delle Aquile?
“Vengono perché sanno di trovare degli interlocutori. Tutti mi chiedono di convocare conferenze dei capigruppo in cui poter intervenire, oppure sedute di consiglio comunale su temi specifici, ma non siamo noi che possiamo dare le risposte che queste persone cercano”.
Ci stiamo girando attorno: le diceva che la gente a palazzo delle Aquile trova interlocutori. Allora, forse, il nodo della questione sta nel fatto che questa città non trova interlocutori altrove? Perché protestano a piazza della Vergogna e non davanti villa Niscemi?
“Io non lo so se dipende dal fatto che non trovano interlocutori altrove. Sinceramente non credo dovrebbero rivolgersi al sindaco, visto che è di lui che stiamo parlando. Esiste una giunta, per le politiche sociali si rivolgano all’assessore al ramo, chiedano a lui un incontro, stessa cosa dicasi con le attività produttive”.