CATANIA – Presidi notturni a difesa di medici e operatori sanitari che operano nelle guardie mediche e nei pronto soccorso. Ecco come Casa Pound Italia avrebbe intenzione di scendere in campo contro le aggressioni in ospedale. L’annuncio parte da un comunicato stampa firmato dal responsabile territoriale di CPI Catania, Pierluigi Reale. Ed ora per lui è partita una formale denuncia firmata dal giornalista de I Siciliani Giovani Riccardo Orioles.
Nella querela, depositata dall’avvocato Goffredo D’Antona, si profila la violazione di alcuni articoli previsti dal Tulps: il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza stabilisce con chiarezza che “senza licenza del prefetto è vietato ad enti o privati di prestare opere di vigilanza o custodia”. Inoltre l’avvocato D’Antona nell’esposto depositato alla Procura di Catania chiede all’autorità giudiziaria di “verificare se dai fatti esposti emergano o meno ulteriori ipotesi di reato”. Intanto per il giornalista Orioles non ci sono dubbi: “il servizio di presidio offerto da CSI Catania è un servizio di vigilanza abusivo privato e come tale perseguibile penalmente”.
Dal canto suo Reale, in una nota che accompagna un video caricato sulla pagina Facebook di Casa Pound Catania, precisa che si tratta di “presidi di osservazione e sostegno silenzioso a supporto e a tutela degli operatori. La nostra iniziativa vuole rappresentare un segno di presenza e sostegno tangibili per contrastare l’inciviltà e la violenza che trovano terreno fertile nell’assenza delle istituzioni”. I volontari della Tartaruga frecciata – si legge ancora nel post – si sono recati nelle guardie mediche di Gravina di Catania e Trecastagni. E si annuncia: “Nelle prossime settimane proseguiremo anche nei pronto soccorso del Vittorio Emanuele e Garibaldi vecchio”.
Per Orioles i presidi notturni organizzati da Pierluigi Reale e i volontari di Casa Pound Catania non sono legali. E per questo, nella querela firmata dall’avvocato D’Antona, chiede che la Procura proceda nei confronti di Reale per il reato di “vigilanza abusiva”. Ma il responsabile del CSI – nello stesso post su Facebook – avverte: “Non ci lasceremo condizionare o fermare”.