CATANIA. Sono sette gli imputati che sono stati ammessi al rito abbreviato nel processo scaturito dalla maxi inchiesta Gorgoni. La Dia, sotto il coordinamento delle pm della Dda Antonella Barrera e Tiziana Laudani, alcuni mesi fa ha scoperchiato un sistema di corruzione legato agli appalti nel settore rifiuti nei comuni di Aci Catena, Trecastagni e Misterbianco. Sullo sfondo la criminalità organizzata, in particolare i clan Cappello e Laudani. Le posizioni di Pietro Garozzo, Salvatore Carambia, Vincenzo Papaserio, Fabio Santoro, Luca Santoro, Raffaele Scalia e Davide Agatino Scuderi saranno al centro della requisitoria delle pm fissata per il 13 settembre prossimo. Mentre per gli altri 11 imputati, Gabriele Antonio Maria Astuto, Rodolfo Briganti, Orazio Condorelli, Salvo Cutuli, Giuseppe Grasso, Vincenzo Guglielmino, Ascenzio Maesano, Alessandro Mauceri, Lucio Pappalardo, Angelo Piana e Domenico Nicola Orazio Sgarlato, la pm Antonella Barrera ha chiesto alla Gup Simona Ragazzi il rinvio a giudizio. La decisione, salvo sorprese, dovrebbe arrivare il prossimo 27 giugno quando proseguiranno le discussioni dei difensori. Ammessa alla costituzione di parte civile l’associazione nazionale antimafia Alfredo Agosta di Catania, nonostante l’opposizione di alcuni legali del collegio difensivo.
L’INCHIESTA. Associazione mafiosa, corruzione e turbativa d’asta. Sono questi i reati contestati, a vario titolo, ai 18 imputati del processo scaturito dall’inchiesta che coinvolge esponenti di clan, ma anche funzionari comunali, dirigenti ed altri colletti bianchi. Al centro dell’attività investigativa il business dei rifiuti, ancora una volta gestito, secondo l’accusa, dalla criminalità organizzata. Deus ex machina ed intermediario tra i comuni e il clan Cappello sarebbe stato Vincenzo Guglielmino, amministratore della E.F. Servizi Ecologici. Per ottenere gli appalti le contropartite sarebbero state le assunzioni o il denaro contante. Affidamenti diretti ottenuti anche in assenza della necessaria certificazione antimafia.