CATANIA – “Ampie rassicurazioni da parte dei vertici della fondazione sul futuro dell’attività dell’Oda”. Si riassume così l’esito dell’incontro straordinario tenutosi nelle scorse ore fra il commissario della fondazione Adolfo Landi e le organizzazioni sindacali (Cigl, Cisl, Uil e Usb) in seguito all’ultima udienza del procedimento che vede sul piatto il fallimento dell’Opera Diocesana assistenza di Catania. Adesso, si attende il verdetto che il giudice della sezione pre-fallimentare del tribunale di Catania, Alessandra Bellia emetterà in merito alla richiesta di fallimento della fondazione. Poco dopo l’udienza in tribunale, Landi ha, quindi, convocato dipendenti e sindacati per illustrare il quadro della situazione garantendo comunque la continuità della attività per i prossimi mesi.
Al momento, non si conoscono ancora a fondo le motivazioni contenute nell’istanza di fallimento, risalente al novembre del 2017, ma fra le ipotesi più accreditate ci sarebbe quella correlata alla grave situazione debitoria in cui versa l’ente, che a tutt’oggi fa i conti con un buco finanziario pari 56 milioni di euro. E l’apprensione per i dipendenti rimane altissima.
Nel dettaglio, al termine del dibattimento il giudice fallimentare pur lasciando ad ambedue le parti la possibilità di presentare ulteriori note, si è posto in riserva allo scopo di esprimersi con una sentenza definitiva. Sentenza che potrebbe arrivare già nelle prossime settimane.
E dopo questi ultimi sviluppi giudiziari, scende in campo ancora una volta l’unione sindacale di base a tutela del futuro dei lavoratori Oda. “Non sta a noi dire –afferma Corrado Tabbita Siena – se la fondazione debba fallire o meno. Questo lo stabilirà il giudice. Noi auspichiamo che qualora si dovesse arrivare a questa soluzione venga nominato un commissario, che non sia un liquidatore, ma una figura capace di mantenere in vita l’attività della struttura”. Il sindacato spera, infatti, che eventuali risvolti si limitino all’accertamento dello stato economico-finanziario della fondazione, senza che vengano inficiati i rapporti di lavoro attualmente in essere con i dipendenti dell’ente. “Servirebbe una terza gestione al di sopra delle parti, – prosegue Tabbita – considerando che l’Oda ha le sue convenzioni con l’Asp, ha le sue professionalità che esercitano questa attività di assistenza, quindi perché dobbiamo distruggere tutto”.
Tabbita, inoltre, insiste sui lavoratori. “I loro stipendi, parliamo di circa 300 dipendenti, sono fermi da novembre. Fra le mensilità arretrate anche la tredicesima. Un situazione che, come è plausibile, sta generando forti preoccupazioni tra loro che si ritrovano senza un soldo in tasca e sempre più in ansia per le loro sorti”, dice.
“Da anni chiediamo si faccia piena luce sulla vicenda Oda. La ricerca di ogni tutela dei lavoratori – dice ancora Tabbita- ci ha portati reiteratamente ad interrogarci del perché, laddove l’amministrazione pubblica ha sempre puntualmente eseguito i pagamenti delle prestazioni rese dai dipendenti dell’ODA, gli stipendi subissero continui ritardi”. Molti sono infatti i lati ancora oscuri su cui si attende venga fatta piena luce, specie sulle ragioni che hanno generato l’enorme debito.
Prevale, invece, la discrezione da parte degli altri sindacati che al momento preferiscono non intervenire sulla vicenda, specie dopo le rassicurazioni ricevute da parte del commissario Landi.
L’Oda è già al centro di un’inchiesta giudiziaria coordinata dalla Procura di Catania, scattata in seguito all’esposto presentato dagli ex componenti del Cda e dall’Oda. I militari della Guardia di finanza hanno acquisito e controllato ogni atto e documento relativo alla gestione dell’Ente di questi ultimi anni. E non è escluso che l’attuale richiesta di fallimento non possa essere collegata proprio a quell’indagine.