Oda, l'altra voce dei lavoratori: "A chi giovano le divisioni?" - Live Sicilia

Oda, l’altra voce dei lavoratori: “A chi giovano le divisioni?”

Riceviamo e pubblichiamo

CATANIA – Riceviamo e pubblichiamo il testo che i lavoratori dei comparti socio-sanitario e formazione professionale dell’Opera diocesana assistenza hanno sottoscritto per marcare la distanza dalle iniziative di protesta guidate dal sindacato Usb.

Il documento

Cui prodest? Il clamore, le “barricate”, gli allarmismi, le lotte fratricide, i sospetti, a chi giovano? Di certo, non vanno nella direzione del salvataggio della Fondazione. Veniamo ciclicamente tirati dentro l’agone da un sindacato, l’USB, al quale non abbiamo mai assegnato alcuna delega e da colleghi che parlano, a mezzo stampa, anche per nostro conto. I lavoratori dell’ODA sono oltre 400, tra i comparti socio-sanitario e formazione professionale.

È bene che l’opinione pubblica sappia che chi proclama scioperi, sit-in, stati di agitazione e chi prende posizione finanche contro il nostro arcivescovo, Mons. Renna, rappresenta un’esigua minoranza della forza lavoro della Fondazione. Siamo costretti a dissociarci, per l’ennesima volta e con sempre maggiore forza, non solo dalla sigla di cui sopra, ma soprattutto dai nostri stessi colleghi.

E quest’ultima è una circostanza che ci procura molta amarezza. Siamo tutti, infatti, nessuno escluso, dipendenti di questo ente costantemente gettato in pasto ai riflettori pubblici e al chiacchiericcio privato, che deve fare i conti anche con questo inesausto stillicidio, oltre a doversi preoccupare di restare in vita. Il copione è lo stesso di sempre; ed è un continuo, tossico profluvio di dicerie, veleni, sospetti, maldicenze sia a mezzo stampa, sia nel tam-tam delle chat, dei social network, dei calunniosi “venticelli” che soffiano tra le stanze delle strutture.

Spiace appurare che vi sia, tra alcuni dipendenti, una interpretazione così distorta e disinvolta del significato e del valore della parola “lavoro”. Pertanto, a beneficio dei “distratti”, ci preme ricordare che, prima di tutto, siamo lavoratori. E, quando timbriamo il cartellino, siamo – o dovremmo essere – consapevoli di rendere un servizio e solo quello, non già di vestire i panni dei commentatori del lunedì mattina, quelli che passano in rassegna le performance delle squadre di calcio, facendo il borsino degli allenatori e dei calciatori. Al nostro ente non interessano risolutori della prima ora, tuttologi che si intendono, indifferentemente, di economia, finanza, giurisprudenza, appalti pubblici, management.

Per quello esistono i professionisti. Noi siamo, a vario titolo, “semplici” amministrativi e sanitari; tutti, indistintamente, legati al mantenimento della nostra primaria, e spessissimo unica, fonte di reddito e di sostentamento per noi e i nostri figli. Viviamo di lavoro, non di rendite fondiarie; e abbiamo quel minimo di sale in zucca che ci consente di capire la differenza tra ricevere lo stipendio in ritardo e non riceverlo proprio, perché, nel frattempo, il nostro datore di lavoro, strozzato dai debiti, ha abbassato la saracinesca. Fintantoché esiste un contratto, esistono contributi, previdenza, assegni familiari e tutele varie. Tutto fuorché la disoccupazione, che, in uno scenario socio-economico disastrato, quale quello siciliano, rischia di diventare, per alcune figure professionali, una condizione perdurante.

Sempre a beneficio dei “distratti”, ci sembra opportuno ricordare che l’ODA, seppur nella condizione debitoria che ben conosciamo, non ha mai lasciato indietro nessuno, dipendenti o assistiti che siano. Non vi sono mai stati tagli, né alle prestazioni rese all’utenza, né ai posti di lavoro. Tutto questo in una città, come Catania, in cui il Terzo Settore è al collasso e, al contrario, multinazionali che macinano profitti scelgono di licenziare. L’ODA è una Fondazione, non è un’azienda, non ci sono “padroni”, non produce utili e non spartisce dividendi. L’ODA è i propri lavoratori. Non se ne abbia nessuno, se siamo orgogliosi del nostro ente.

Un ente che, solo a partire dagli ultimi anni, non elude il fisco, non licenzia, rispetta le leggi e, soprattutto, rende un servizio essenziale a 1.500 persone in condizioni di vulnerabilità, come i diversamente abili e i minori a rischio. E ne siamo orgogliosi anche se, al pari dei nostri colleghi che ci gettano nell’agone, non prendiamo lo stipendio da tre mesi. Non soffriamo meno degli altri, solo perché non facciamo i picchetti o non prestiamo il fianco al chiacchiericcio. Siamo solo consapevoli dei sacrifici che la salvezza dell’ODA ci avrebbe imposto. E non abbiamo bisogno di informazioni ulteriori, rispetto a quelle che, negli anni, ci sono state fornite, in sede pubblica, dalla governance.

Che sarebbe stato difficile, spesso molto, molto difficile, non ci è mai stato nascosto, e tanto ci basta. Non da ultimo, ci rammarica e amareggia profondamente che persino una figura di così alto spessore umano, spirituale e pastorale, come S.E.R. Mons. Renna, venga tirata per la giacchetta da chi vorrebbe farne un vessillo di lotta di classe. Non ne avevamo bisogno, poiché ha dato, in più di una occasione, prova della sua statura, ma ci conforta apprendere dalle sue stesse parole, rilasciate a mezzo stampa, che Sua Eccellenza si conferma persona concreta, lucida e centrata, che guarda all’obiettivo, al contesto, alle cose nella loro più ampia forma, e non all’interesse del singolo, quando il singolo si dimostra parziale, nella più generosa delle letture.

Accogliendo convintamente le sue esortazioni, sentiamo di rassicurare Mons. Renna e l’opinione pubblica tutta, soprattutto i 1.500 assistiti e le loro famiglie, ribandendo quanto già, negli anni, affermato: siamo saldamente al nostro posto, facendo quello che facciamo ogni giorno, ossia lavorare. Con lo spirito di servizio e l’abnegazione di sempre, senza lanciare sos a destra e a manca e ingenerare inutili e strumentali allarmismi, che arrecano gravi danni alla credibilità di un ente che fa di tutto, quotidianamente, per continuare a esistere. E continueremo a farlo. 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI