CATANIA – Alla sbarra c’è il nuovo gotha di Cosa nostra catanese. Si è aperta ieri a Bicocca l’udienza preliminare del processo scaturito dall’inchiesta Kronos, la retata che lo scorso aprile decapitò la nuova cupola dei Santapaola di Catania e di Caltagirone. Il triunvirato di Cosa nostra sarebbe stato composto da Francesco Santapaola (detto Coluccio, figlio di Turi e cugino di secondo grado di Nitto), Turi Seminara (boss di Caltagirone), e Pippo Floridia (dei Nardo di Lentini). Le indagini del Ros sotto il coordinamento dei pm Antonino Fanara e Agata Santonocito avevano seguito in diretta i vari summit che avevano portato alla riorganizzazione della cosca. Ad un certo punto ci sono tutti gli indizi per una cruenta guerra di sangue. Nel mirino di due imputati, Salvatore Di Benedetto e Giovanni Pappalardo, finisce il boss di Palagonia Alfonzo Fiammetta.
L’udienza di ieri si è aperta con un minuto di silenzio dedicato all’avvocato Ettore Randazzo, recentemente scomparso. Alcuni degli avvocati hanno chiesto al Gup Giovanni Cariolo di astenersi dal giudizio paventando una presunta incompatibilità in quanto il giudice si sarebbe occupato della proroga di alcune intercettazioni inserite nel procedimento Kronos. Il Gup però dopo una lunga camera di consiglio ha emesso un’ordinanza con cui ha rigettato l’istanza ed è andato avanti con l’udienza preliminare che vede alla sbarra 39 imputati. I pm Antonino Fanara e Agata Santonocito hanno chiesto l’acquisizione delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Salvatore Cristaudo, ex soldato del gruppo di Andrea Nizza di Librino (affiliato ai Santapaola) e di Natale Raccuia (nome che compare nella maxi inchiesta Caronte che azzera la cupola della mafia nel settore dei trasporti). Su questo punto i difensori hanno chiesto di poter consultare i verbali.
IL PROFILO DI RACCUIA. Ha deciso di fare il salto del fosso Natale Raccuia ed entrare nel programma di collaborazione. Leggendo gli atti dell’inchiesta Caronte si può delineare il suo profilo: è stato un soldato dell’organizzazione criminale dei Santapaola Ercolano. Anzi è stato uno degli uomini della “scorta” del capomafia Vincenzo Aiello, storico componente della cupola di Cosa nostra catanese. Ha quindi detenuto pistole e fucili del clan (girava armato per accompagnare il boss). Inoltre Raccuia ha ceduto per conto della cosca droga, e precisamente – come si legge nei capi di imputazione del processo Caronte – cocaina ed eroina.
GLI IMPUTATI. Rischiano il processo Francesco Amantea, Rosario Bontempo Scavo, Benito Brundo, Francesco Compagnino, Giorgio Silvio Corra, Salvatore Di Benedetto, Vincenzo Di Benedetto, Pierpaolo Di Gaetano, Rosario Di Pietro, Cosimo Davide Ferlito, Giuseppe Ferlito, Pippo Floridia, Giovanni Antonio Fratullo, Antonio Galioto, Giovanni Paolo Galioto, Angelo Giglio Spampinato, Angelo Marcello Magrì, Salvatore Mangano, Giuseppe Mirenna, Carmelo Oliva, Febronio Oliva, Liborio Palacino, Fabrizio Pappalardo, Giovanni Pappalardo, Gaetano Antonio Parlacino, Grazia Pellegrino, Francesco Pinto, Giovanni Pinto, Giacomo Polizzi, Giuseppe Quaranta, Vito Romeo, Ilario Rosa, Salvatore Russo, Giuseppe Saitta, Francesco Santapaola, Giuseppe Simonte, Rino Simonte, Giuseppe Tangorra e Carmelo Terranova. Le posizioni di Salvatore Seminara e Alfonso Fiammetta (per cui i pm hanno già chiesto il rinvio a giudizio) sono state stralciate ma probabilmente saranno riunite nella fase dibattimentale.
L’INCHIESTA – L’indagine del Ros la scorsa primavera portò in manette lo zoccolo duro della nuova famiglia mafiosa, tra cui i tre capi Francesco Santapaola (con il suo braccio destro il paternese Ciccio Mirenna), Turi Seminara (erede di Ciccio La Rocca nel calatino) e Pippo Floridia (clan Nardo). Il cuore dell’inchiesta Kronos sono le intercettazioni del Ros che immortalano summit, incontri e agguati falliti. La Procura fotografa il sistema, gli affari, la carta delle estorsioni, gli equilibri e i ruoli all’interno del nuovo organigramma della cosca. L’indagine non si ferma alla retata di aprile ma continua fino allo scorso novembre quando arrivano le manette per Angelo Marcello Magrì, che stava cercando di organizzare le file dopo la batosta subita dagli arresti del Ros. L’inchiesta riesce anche a far luce anche sul duplice delitto di Raddusa.