CATANIA – Antico corso: il comitato popolare dice no al polo studentesco. Un no convinto dal momento che il quartiere, che vede grandi reperti di interesse storico e artistico, ha vissuto grossi cambiamenti in quest’ultimo ventennio. Cambiamenti che, comunque, ne hanno caratterizzato la storia. Si parte dalla ricostruzione post terremoto nel 1693. “Una serie di selvagge operazioni edilizie” dicono in coro Elvira Tomarchio, Pippo Lanza e Salvo Castro componenti storici del comitato. “La nostra costituzione ufficiale, come comitato popolare, avviene nel 1999, ma dal 1990 ci battiamo affinché questo quartiere non perisca sotto la scure di scelte che lasciano e hanno già lasciato l’amaro in bocca”.
L’Antico Corso racchiude tanti siti storici: Torre del vescovo, le fortificazioni greche e le costruzioni del 500 Aragonese, i resti delle mura di Carlo V, il quartiere Purità. Un ricco patrimonio poco valorizzato, anzi degradato, nonostante l’impegno del Comitato. “Siamo componenti della fabbrica del decoro, un tavolo tecnico comunale, del quale fanno parte numerose associazioni con presidente, eletto a Marzo del 2016, Renato Camarda – continuano i componenti del comitato Antico Corso. Le nostre richieste sono semplicissime: non vogliamo che il quartiere diventi un polo esclusivamente studentesco. Abbiamo chiesto un sistema di trasporto integrato e un presidio temporaneo di medicina di prossimità all’interno dell’ospedale Vittorio Emanuele che verrà dismesso e trasferito al nuovo San marco tra qualche mese”.
I riflettori si accendono sul quartiere Antico Corso nel 2009, con lo sgombero del centro sociale Experia e la contemporanea costruzione di una parte di aule universitarie nell’area antistante la Purità. Lavori che hanno interessato la Sovrintendenza ai beni culturali etnea per il ritrovamento dei resti di una “domus romana”. “Tutto documentato da immagini e scritto nelle pubblicazioni – racconta Elvira Tomarchio – come il saggio “Comitati spontanei di cittadini e politiche locali:il caso di Catania e la campagna di protesta dell’ antico corso” di Orazio Lanza, Gianni Piazza e Cetti Vacante e il libro della sovrintendente dell’epoca Maria Grazia Branciforti”.
L’Antico Corso fa parte della prima municipalità, conta poco meno di 4000 abitanti, contro i circa 60000 di tutta la circoscrizione. “Il lavoro è spesso in nero o precario, gli affitti ormai insostenibili per le famiglie, si affitta solo a studenti e a fronte di questo carico urbanistico non è stato fatto alcun lavoro per adeguare la rete fognaria e quella idrica – prosegue Elvira Tomarchio – che non garantiscono le condizioni igieniche e sanitarie minime. Dall’analisi dei numeri – aggiunge – salta evidente all’occhio cosa sia il quartiere oggi, nel 2016: si è registrato il cambiamento repentino del tessuto sociale, da quando l’università si è estesa in zona, e lo sventramento di edifici storici (chiesa della Purità) ha inciso notevolmente sugli equilibri economici del quartiere stesso”. Le case sono state abbandonate dai nuclei familiari, sostituiti da studenti e immigrati, facendo balzare i costi degli affitti, in nero, nessun servizio sociale in zona una necessità irrinunciabile per chi non può permettersi servizi a pagamento, riporta ancora la rappresentante del Comitato.
Aree di interesse storico e culturale chiuse al pubblico e, aggiunge Pippo Lanza: “Credo che emblema di questa lenta, lentissima agonia sia il caso Purità dove mura e torri normanne, muri greci e romani, sono stati distrutti per fare spazio ad un edificio universitario, una riqualificazione che si è dimostrata in realtà una destabilizzazione a livello sociale”.
E’, infatti, nell’agosto del 1998 che l’Università chiede al comune un provvedimento edilizio per il “recupero e la riqualificazione del complesso Purità” per realizzare due aule universitarie da 1200 posti. “Furono fatti degli studi di recupero e riqualificazione – interviene Salvo Castro – si dichiarò che, con nuovi rilievi topografici del sito e delle strutture edilizie esistenti alla Purità, l’intervento edilizio era possibile escludendo la presenza di manufatti storici. Nel 1998, una conferenza di servizi da’ parere favorevole al progetto universitario. Da quel momento, la nostra battaglia contro lo sventramento edilizio e sociale del quartiere”.
Elvira Tomarchio conclude, aggiungendo all’appello per non trasformare l’Antico Corso in un polo studentesco, le richieste delle scuole della zona. “Quelle vicine all’Ospedale Santa Marta, chiederanno di poter usufruire di una parte del nosocomio dismesso per le loro aule. Si tratta del liceo artistico statale Emilio Greco di via Mavilla, che grazie all’alto numero d’iscritti avrà bisogno di altri posti per i suoi studenti, e del liceo classico Nicola Spedalieri di piazza Annibale Riccò, che potrà così spostare la succursale di via Carnazza vicino al plesso centrale”.