CATANIA – Enrico Foti, direttore del dipartimento di Ingegneria civile e architettura dell’università degli Studi di Catania si candida alla carica di rettore dell’ateneo catanese. La proposta – peraltro, già manifestata in passato – arriva a seguito del parere espresso dal Consiglio di giustizia amministrativa in merito all’interpretazione della sentenza del 29 luglio. Attraverso una nota trasmessa alla comunità universitaria, il professore è intervenuto per ribadire la sua disponibilità.
“La sentenza n. 423/2016 del C.G.A.R.S. – scrive Enrico Foti – appena pubblicata, sancisce inequivocabilmente l’obbligo di avviare immediatamente le procedure di elezione del nuovo rettore, presupposto necessario per la costituzione di tutti gli altri organi statutari. E infatti il vertice dell’Ateneo avrebbe dovuto avviare le procedure di costituzione dei nuovi organi, a partire dal rettore, subito dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del nuovo Statuto (avvenuta il 4 aprile 2015) o, comunque, avrebbe dovuto farlo, al più tardi, ottemperando, “veramente senza indugio”, all’obbligo derivante dalla sentenza n. 243/2016, pronunciata dallo stesso C.G.A.R.S. lo scorso 29 luglio.
Questa l’annosa vicenda giudiziaria, finalmente giunta alla sua naturale conclusione. Una vicenda emblematica, che spero serva da monito per il futuro. In questo senso, la sentenza del Giudice amministrativo scrive anche la parola fine a un’esperienza di governo, quella degli ultimi anni, rivelatasi divisiva e priva della volontà di affrontare e di risolvere i problemi attraverso un confronto dialettico sereno, partecipato e privo di pregiudizi. Si è per altro persa un’importante occasione per affermare e utilizzare un’autonomia universitaria, spesso solo sbandierata ma che poteva invece essere impiegata per accrescere la credibilità dell’Ateneo, in un momento storico di oggettive difficoltà.
Come ho già avuto modo di dire in occasione di una recente intervista, ampiamente condivisa dai tantissimi colleghi che l’hanno letta e con cui ho avuto modo di commentarla, nella vita ci sono, a mio avviso, due binari paralleli: quello della politica e della ragionevolezza, da una parte, e quello giudiziario, dall’altra. Quando non si riesce a gestire politicamente i problemi, si finisce col doversi affidare alla soluzione giudiziaria. I due binari non si incrociano, si deve scegliere: o l’uno o l’altro. Nel nostro Ateneo, in questi ultimi anni, ci si è affidati soltanto alla via giudiziaria. E ciò si è rivelato sicuramente un grave errore, con impatti negativi sulla vita universitaria e sull’immagine dell’Ateneo, con vistosi rallentamenti (soprattutto in questi ultimi mesi) dell’attività istituzionale: stiamo camminando a marce ridotte.
Proprio per il forte desiderio di superare i conflitti e di rilanciare in un clima di ritrovata serenità e di compiuta pacificazione, l’azione e la credibilità del nostro Ateneo, ho ritenuto di mettermi a disposizione della comunità universitaria candidandomi alla carica di rettore, affinché tutti insieme si possa restituire a questa Università il prestigio e il ruolo che le spettano per lunga tradizione. L’ho fatto dopo avere chiesto parere sul contenuto della sentenza del C.G.A.R.S. del 29 luglio 2016 a diversi giuristi: per tutti loro quella sentenza ha avuto un contenuto univoco nel senso della necessaria elezione del nuovo rettore. L’ho fatto, dopo avere consultato i tanti colleghi con cui condivido il medesimo feeling istituzionale unitamente ad un profondo rapporto di stima: tutti loro hanno incoraggiato la mia candidatura al nuovo vertice di Ateneo.
All’indomani della sentenza del 29 luglio, ho subito ritenuto di dover rappresentare l’inequivocabile dictum nella stessa contenuto sia al prof. Pignataro sia ai colleghi direttori di dipartimento e presidenti di strutture didattiche speciali e della Scuola di Medicina, ritenendo che tutti loro, consultati i giuristi di loro fiducia e la propria base di riferimento, potessero contribuire alla pronta soluzione dell’evidente impasse in cui rischiava di precipitare l’Ateneo, qualora non vi fosse stato da parte di tutti noi un atto di prontezza. La mia proposta non ha trovato accoglimento. Da qui, non solo l’evidente rallentamento che ha caratterizzato gli ultimi mesi della vita dell’Ateneo, ma anche il rischio di avere prodotto atti viziati, così come segnalato anche dal rappresentante degli studenti in Senato accademico, sig. Alessandro Lipera, col conforto di un parere reso da giurista di sua fiducia, portato all’attenzione dei colleghi senatori nell’adunanza del 21 ottobre 2016 e, soprattutto, così come più autorevolmente statuito dallo stesso Giudice dell’ottemperanza.
A questo punto, nel confermare la mia disponibilità a candidarmi alle prossime elezioni per la carica di rettore, vi esorto a guardare al futuro per cercare di affrontare tutti insieme, con rinnovato senso di appartenenza e con entusiasmo, i tanti e seri problemi che gravano oggi sulla nostra comunità universitaria, fiduciosi di riuscire a risolverli grazie alle notevoli energie positive che questo Ateneo è certamente capace di esprimere”.