CATANIA – “Il Gip Nunzio Sarpietro ha fissato in Camera di Consiglio l’udienza del 7 ottobre 2016 per provvedere in ordine alla richiesta di archiviazione formulata dal pm”. Questo quanto si legge nell’avviso destinato ai consiglieri comunali di Catania e ai segretari di Commissione di Palazzo degli Elefanti coinvolti nell’indagine sulla presunta “gettonopoli”. Inchiesta che è stata aperta “d’ufficio” dalla magistratura catanese e non dopo un esposto: la Procura infatti ha avviato gli accertamenti dopo un articolo comparso su un quotidiano locale che denunciava il caso sollevato dal Movimento 5 Stelle. A fine gennaio i portavoce pentastellati consegnano ai giornalisti un dossier sul lavoro del Consiglio e, soprattutto, sulle presenze dei consiglieri nelle sedute delle Commissioni consiliari tra il 2014 e il 2015. Per i “grillini” dalla lettura dei verbali ci sarebbero alcune “anomalie”.
Per la Procura non vi sarebbe un compendio probatorio sufficiente a sostenere la commissione dei reati di falso in atto pubblico, truffa e peculato contestati agli indagati e per questo chiede l’archiviazione al Gip. Prima di depositare l’istanza, il pm Fabio Regolo – che coordina l’indagine – ha ascoltato come persone informate dei fatti la presidente del Consiglio Comunale, Francesca Raciti e Paolo Italia, dirigente comunale.
Il Gip Nunzio Sarpietro non ha accolto la richiesta di archiviazione del pm ed ha fissato l’udienza camerale, al termine della quale potrebbero configurarsi due ipotesi: rinviare gli atti al pm ordinando un’integrazione investigativa oppure l’imputazione coatta. I consiglieri comunali e i segretari di Commissione – si legge ancora nell’avviso di fissazione dell’udienza – hanno tempo fino al 3 ottobre per presentare una memoria difensiva in cancelleria.
I nomi dei Consiglieri: Sebastiano Anastasi, Ludovico Balsamo (presidente VI commissione), Andrea Barresi, Santi Bosco, Giuseppe Catalano, Carmelo Coppolino, Michele Failla (presidente II commissione), Rosario Gelsomino (presidente IV commissione), Salvatore Giuffrida (presidente VII commissione), Agatino Lanzafame Agatino Lombardo (presidente X commissione), Antonino Manara, Erika Marco (presidente VIII commissione), Giovanni Marletta, Ausilia Mastrandrea, Alessandro Messina, Maurizio Mirenda, Giuseppe Musumeci, Carmelo Nicotra, Niccolò Notarbartolo (presidente V commissione), Vincenzo Parisi (presidente I commissione), Riccardo Pellegrino, Alessandro Porto, Elena Ragusa (presidente XII commissione), Francesco Saglimbene, Ersilia Saverino, Carmelo Sgroi, Carmelo Sofia (presidente III commissione), Salvatore Spadaro, Massimo Tempio, Salvatore Tomarchio (presidente IX commissione), Francesco Trichini, Agatino Tringale, Elisabetta Vanin, Antonino Vullo, Lanfranco Zappalà (presidente XI commissione).
I nomi dei segretari: Piera Caruso, Vittorio Canzonieri, Daniela Catalano, Salvatore Distefano, Sebastiana Ferrara, Maria Emanuela Furnò, Marcello Gasparini, Giuseppe Germenia, Flavio Giuffrida, Francesca Impellizzeri, Stefano Leone, Maria Assunta Marino, Antonio Marotta, Luigia Pettinato, Nunzia Piazzi, Emanuela Pirrone, Giuseppe Raciti, Giuseppa Rigaglia, Giuseppa Sottile e Rosalba Sottile.
Bocche cucite dai membri dell’assemblea che si definiscono sereni e che stanno meditando di affidare a un unico ufficio legale la loro difesa. Di “ipotesi” aveva parlato la presidente del Consiglio, Francesca Raciti, all’indomani della denuncia dei 5 Stelle. “Ipotesi percentualmente poco significative rispetto al totale delle presenze dei consiglieri comunali in commissione – scrisse a gennaio in una nota ufficiale – che vanno certamente evitate in futuro e sanzionate per ciò che riguarda il passato qualora i riscontri confermassero comportamenti contrari al regolamento”. La Raciti, nella stessa occasione, però, utilizzò parole di encomio al lavoro svolto dall’assemblea cittadina e sul lavoro di tutti i consiglieri “assumendo su sé stessi – evidenziò – scelte e responsabilità di notevole importanza in nome della città di Catania ed impegnando quotidianamente risorse personali, energie, tempo dal valore certamente più importante dei circa mille euro mensili mediamente percepiti in ragione del loro impegno (somma che peraltro di recente è stata decurtata del 30% rispetto a quanto veniva corrisposto in passato)”.