Anfe, l'appello alla Scilabra: |"Non siamo volontari" - Live Sicilia

Anfe, l’appello alla Scilabra: |”Non siamo volontari”

A scrivere è uno dei lavoratori dell'Anfe Catania, lo stesso che poco tempo fa ha minacciato di gettarsi dal tetto dell'edificio di via Franchetti. "C’è molta differenza fra il calarsi nei panni di chi sta soffrendo, e soffrire - scrive - quindi la prego non esiti a stare concretamente dalla parte dei lavoratori".

Lettera in redazione
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CATANIA – “Carissima Assessore Nelli Scilabra, mi rivolgo alla sua persona per porle alcune domande che in me non trovano risposta. Come ben saprà il sottoscritto da mesi porta avanti una lotta per il ripristino della legalità, a cui tutti aneliamo, ma che in pochi ricerchiamo. Non mi è chiaro il perché di tanto accanimento contro gli operatori della formazione, come se il grande male l’avessero prodotto i dipendenti degli enti. In questi mesi siamo stati accusati di tutto, dall’essere raccomandati all’essere collusi, senza tenere nemmeno conto del grande sacrifico che facciamo per mantenere un servizio pubblico. Se il sistema formazione professionale Sicilia, ha potuto a tutt’oggi erogare un servizio per la collettività, il merito si deve ai formatori, che con grande senso di responsabilità si sono recati sul posto di lavoro, cercando in tutti i modi possibili, di svolgere e trasferire conoscenze ad un’utenza molto spesso difficile, per la quale rappresentiamo un punto di riferimento importante. Nel silenzio delle istituzioni, molto velatamente, ci viene chiesto ancora una volta, di continuare ad erogare tale opera, che non si può sospendere in quanto comprometterebbe una situazione sociale di per sé già carente di tante strutture per la salvaguardia dei minori.

Vorrei farle presente, che anche noi abbiamo famiglia, che anche i nostri figli hanno il diritto allo studio e allo sviluppo delle loro inclinazioni, sociali, umane ed intellettuali. Tutto ciò prevede, che chi ne ha la tutela sia in grado di mantenere le loro aspirazioni. Sarebbe bello poter aiutare il prossimo in un’azione di volontariato, ma capisce bene che non ci è possibile, trasformare il nostro contratto di lavoro in volontariato “fatebenefratelli”, non avendo altre risorse siamo costretti a chiedere che ci venga corrisposto mensilmente quanto ci è dovuto. Se gli enti gestori non hanno le risorse economiche per poter affrontare la “comanda” che la regione gli affida, se non sono capaci di affrontare i tempi richiesti per le anticipazioni, per i saldi a chiusura rendiconto, si facciano da parte, non esiste un privato che paga i suoi dipendenti se e quando gli verrà erogata la somma dovuta, è una questione solo della Formazione Professionale Sicilia.

In altri casi le aziende chiudono, e con grande dispiacere devo costatare che tanti piccoli imprenditori ci hanno rimesso la vita, sicuramente ne pagano le spese pure i dipendenti, cosa che però non succede nella Formazione, chi paga sono solo gli operatori, gli enti rinascono come la fenice. Fra le cose che non mi spiego, è come si può con tanta indifferenza assistere alle problematiche che ormai da ogni parte della Sicilia si denunciano o si evidenziano, su come viene gestito il denaro pubblico. Si parla di controlli serrati e rigidi, e poi favoriamo i gestori, che con grande maestria, chiudono ed aprono bottega, senza neanche tener conto delle disposizioni assessoriali o meglio ancora un pool di avvocati trova il sistema per aggirare gli ostacoli (tutto questo sempre con soldi pubblici) . Assessore ci sono troppe contraddizioni su quello che si dice ai lavoratori, e su quello che esce dai tavoli tecnici (assessorato-enti-sindacati). Altro nodo cruciale dell’universo “Formazione Professionale” sono i cosiddetti sindacati firmatari, che gridano slogan come “macelleria sociale”, per poi scoprire, che gli stessi non riconosco i giusti motivi per cui un lavoratore dopo più di 20 mensilità, si rifiuta mentalmente e fisicamente di continuare a prestare servizio per un “padrone” che non paga, dovrebbero essere in prima linea a tutela dei lavoratori, non a mediare la posizione dell’ente gestore o delle istituzioni.

Non sono tecnicamente addentrato nell’amministrazione di un ente, ma la mia esperienza come responsabile didattico, mi dà una certa conoscenza, per capire che il grosso dei finanziamenti per ogni “Progetto” è destinato al personale (almeno 80%), credo che difficilmente un ente abbia utilizzato la gestione delle somme tenendo conto di queste cifre, sono sicuro che il più delle volte i soldi dei nostri stipendi abbiano coperto le spese della gestione, la inviterei a fare questo tipo di controlli. Assessore quando dice che capisce quello che stanno vivendo i lavoratori, io personalmente le credo, ma c’è molta differenza fra il calarsi nei panni di chi sta soffrendo, e soffrire. Quindi la prego non esiti a stare concretamente dalla parte dei lavoratori.

Non lasci che la disperazione offuschi la nostra mente, non è udibile ancora oggi che ci siano colleghi e mi riferisco ai fatti di oggi, come i lavoratori dello Ial che presi dallo sconforto facciano gesti estremi, che mettono a rischio le loro vite, e diano un dolore ai loro cari. Non possiamo essere le vittime di un sistema corrotto, se la politica ha abusato della formazione, noi eravamo in cerca di un futuro migliore, come recita la costituzione art. 4 La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Cordialmente, Giorgio Giampiccolo

 


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