CATANIA – Immortali. Sono tanti i malati di anoressia che si credono immortali. Ridotti pelle ed ossa credono ancora di poter perdere peso, cadendo irrimediabilmente nel vortice della malattia che come sabbie mobili li paralizza, prima, e li inghiotte poi. Annientando per sempre la loro esistenza. Psichiatra e psicoterapeuta, nonché professore di Psicologia Clinica al corso di Laurea in Medicina e Chirurgia della Università di Catania, Tullio Scrimali è uno degli specialisti più all’avanguardia a livello internazionale e non soltanto.
Negli ultimi 15 anni, Scrimali ha svolto un’intensa attività internazionale in vari Paesi di tre Continenti quali Stati Uniti, Canada, Messico, Inghilterra, Ungheria, Germania, Serbia, Grecia, Giappone, Brasile, Argentina e Lituania. “L’Italia in questo ambito l’Italia è un Paese all’avanguardia. – spiega Tullio Scrimali – Siamo infatti tra i primi al Mondo nella difficile, ma non impossibile, lotta all’anoressia. La Cina, per fare un esempio, non è ancora pronta. Non sa ancora approcciarsi ai disturbi dell’alimentazione, proprio il prossimo luglio infatti andrò in un ospedale di Pechino per dare avvio ad una collaborazione”.
Ridimensionando lo spettro d’analisi, dall’Italia volgiamo l’attenzione su Catania. “È difficile fare una stima numerica. Dall’1% al 3% della popolazione soffre di anoressia, seguendo questo dato possiamo dire che circa 1 milione di italiani ne sono vittima e, dunque, oltre 5 mila nella provincia etnea. È una malattia dall’impatto devastante e che oggi riguarda anche molti uomini”. Se infatti l’identikit del malatto spesso racconta di una donna dai 14 ai 30 anni, negli ultimi tempi, i casi sottoposti all’attenzione degli specialisti hanno avuto, e continuano ad avere, protagonisti uomini. “La chiamiamo ‘vigoressia’ – prosegue lo specialista – quando cioè l’uomo diventa vittima non soltanto dell’ossessione di vedersi magro, ma anche muscoloso”.
Del resto i massmedia giocano un ruolo fondamentale, i canoni di bellezza imposti dalla Tv e dalle riviste genera nella psiche umana, di qualunque sesso, una pressione che spesso oltre a sfociare nell’insoddisfazione personale, si trasforma in malattia. “Chi intraprende un percorso valido ha un’alta percentuale di riuscire a guarire – spiega ancora Scrimali – . Ma bisogna innanzitutto voler guarire. L’anoressia è una malattia non soltanto fisica, ma anche della psiche. -aggiunge- una terapia valida quindi è un trattamento di tipo cognitivo comportamentale, fondamentale l’integrazione di un team di specialisti, dal nutrizionista allo psicologo allo psichiatra”.
Il trattamento cognitivo comportamentale ha come obiettivo la normalizzazione dell’alimentazione nel paziente ossessionato dal proprio corpo. Tullio Scrimali ha sviluppato inoltre una serie di strumentazioni psicofisiologiche da utilizzare nella ricerca e nella Clinica. Particolarmente interessante appare il MindLAB Set che è stato brevettato e ampiamente sperimentato in Italia ed all’estero. MindLAB Set costituisce un sistema integrato per Psicofisiologia Clinica, finalizzato al monitoraggio della attività elettrodermica exosomatica e consente la realizzazione una Psicodiagnostica strumentale nonché la attuazione di tecniche di autoregolazione emozionale quali Psychofeedback.
“Nella guarigione è davvero importante la ‘riabilitazione nutrizionale’, – prosegue Scrimali – attraverso ad esempio i pasti assistiti. Se una ragazza anoressica mangia solitamente 100 gr di pomodoro al giorno, il suo organismo abituandosi a queste dosi, non può essere ‘sovraccaricato’ da un giorno all’altro. Ecco quindi che attraverso i pasti assistiti, affianchiamo i pazienti affinché riescano a controllare l’ansia, ingoiare e soprattutto digerire il cibo”.
Dall’anoressia dunque non si guarisce semplicemente aumentando le dosi di cibo. “Un errore frequente – prosegue lo specialista – è dare troppa importanza al mangiare. Familiari di pazienti mi raccomandano di far ingrassare i loro cari, ma non è così che si esce dal tunnel. La famiglia anzi gioca un ruolo fondamentale e di riflesso la loro ossessione sulla forma fisica del paziente potrebbe persino accrescere nel malato il senso di inadeguatezza”.
Quando si muore? “Si muore quando i malati si accettano e si vedono normali. L’anoressia è una psicosi in grado di alterare il rapporto con la realtà. Si muore quindi quando non ci si cura, quando si ha la presunzione di essere immortali”.
Testimonianze shock. E se da una parte c’è chi combatte. Dall’altra c’è chi invita all’autodistruzione. Esistono infatti blog, forum, chat, community e siti che esaltano l’anoressia e la bulimia. Si chiamano “pro Ana” e il loro scopo è aiutare a far diventare quanta più gente un perfetto modello di anoressia.
Sono siti illegali difficili da trovare, spesso le sostenitrici si organizzano in silenzio, nascondendosi dietro falsi forum che prevedono l’iscrizione dei membri. Vivono nel grigiore della loro stessa fredda ombra. Come avviene per i club clandestini e per le sette sataniche entrare nel loro mondo è quasi impossibile. Ma proprio quando si riesce a scavalcare la muraglia di cemento che si costruiscono intorno, si assiste ad uno spettacolo inquietante, scivolando in un baratro di sofferenza, tristezza e morte. Donne a favore dell’anoressia e della bulimia raccontano con fierezza i risultati raggiunti sperando di scomparire giorno dopo giorno. I suggerimenti sono semplici: «Non ti preoccupare, ecco cosa devi fare quando ti viene fame: pensa a qualcosa di schifoso, tipo pulire il water», racconta una ragazza dal nick “Hate the mirror” (odio lo specchio).
Per molte ragazze non si tratta di una malattia, ma di una vera e propria filosofia di vita. Una religione, con un’unica Dea da venerare: la magrezza.
«Ana (anoressia) mi fa stare bene, mi fa sentire bella, mi fa sentire importante, mi fa sentire libera» scrive Stella. E si susseguono dati agghiaccianti «ho 15 anni, sono alta 1.69 cm, peso 35 chili», «Ho 19 anni, sono alta 1.67 cm, peso 37 chili», «Ho 19 anni, sono alta 1.77, peso 46 chili». Testimonianze di una realtà orribile e disumana «Vomito incessantemente tutto il giorno e più vomito più mi sento in colpa più mi faccio schifo più mangio e più vomito».
Come già detto guarire è possibile, basta volerlo davvero. Un esempio che sa di speranza arriva da Iris che in un sito pro ana si è fatta testimone di una vera e propria dichiarazionie di guerra alla malattia: «Cara, ecco, sei soddisfatta? Ci sei riuscita. Ora sono sola. Sola con te. […] Credi di aver vinto? No. Ti sbagli. Ora sono nuda. Sola come un cane. Rotta e stanca. Ora non sono più niente. E sai qual è il punto? Che ora non ho niente da perdere. Ora che mi hai tolto tutto posso fare solo una cosa. Morire? Oh, no mia cara, troppo facile. L’unica cosa che posso fare ora è riprendermi tutto. Rivoglio tutto indietro. Rivoglio la mia vita. Il mio studio. Rivoglio i miei viaggi. I miei sogni. Le mie poesie. Rivoglio l’amore. E sta tranquilla: mi riprenderò tutto. Ora sono nel fondo. Posso solo risalire. Ora beccati me, solo me, tutta me, nient’altro che me. E contro di me non hai via di scampo».