Rapinano donna e picchiano il figlio |I Carabinieri arrestano 4 persone - Live Sicilia

Rapinano donna e picchiano il figlio |I Carabinieri arrestano 4 persone

Hanno scippato una donna della borsa mentre era incolonnata in auto e picchiato violentemente il figlio che li aveva inseguiti per recuperare la refurtiva. Quattro persone sono finite in manette per rapina.

in via capo passero
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I tre arrestati: da sin Stella, Ventaloro, Corsaro

CATANIA – Nelle prime ore del mattino, i Carabinieri della Stazione Nesima e del Nucleo Operativo della Compagnia di Fontanarossa hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di Gianluca Stella, 39enne, Giuseppe Ventaloro, 27enne, già agli arresti domiciliari, Alessio Corsaro, 19enne, e M. E., 19enne, tutti catanesi, ritenuti responsabili, a vario titolo ed in concorso tra loro, di una rapina consumata l’11 marzo scorso ai danni di una donna che unitamente al figlio 25enne si trovava a transitare in auto a San Giovanni Galermo. I due malcapitati si sono visti costretti a fermarsi, bloccati da due soggetti in sella a uno scooter che, scesi rapidamente dal mezzo, hanno aperto la portiera dell’auto rubando la borsa che la donna teneva sul sedile posteriore. La donna ha però reagito ed è riuscita ad afferrare la borsa ma questo non ha fermato i malviventi che non hanno esitato a trascinarla  fuori dall’abitacolo e riappropriandosi della borsa.

Il figlio della vittima ha tentato a quel punto di bloccare i due delinquenti inseguendoli a piedi fino alla vicina Via Capo Passero. Qui, il giovane è stato però accerchiato da più soggetti che lo hanno picchiato violentemente con calci e pugni al volto e al corpo costringendolo alla fuga. Madre e figlio, entrambi doloranti per le lesioni subite, si sono recati al pronto soccorso dell’ospedale Santa Venera dove i medici gli hanno riconosciuto rispettivamente 5 e 10 giorni di prognosi per i politraumi riportati. Nei confronti del ragazzo i sanitari hanno formulato addirittura l’ipotesi di una sospetta frattura delle ossa nasali, fortunatamente poi scongiurata.

Ciò che però neanche i Carabinieri potevano immaginare è che subito dopo il misfatto un cittadino residente nei pressi del luogo dove era accaduto il pestaggio si è recato dai Carabinieri della Stazione Nesima (ancora ignari dell’accaduto) per consegnare la borsa della signora, completa del denaro e dei documenti di quest’ultima, dichiarando di averla trovata in terra vicino a casa. Il contesto è diventato più chiaro solo nei giorni successivi, quando sono stati effettuati ulteriori accertamenti investigativi da parte dei militari della Stazione Nesima e del Nucleo Operativo, che hanno consentito di ricostruire l’esatta dinamica dei fatti e di risalire al gruppo di malviventi che ha organizzato e consumato il reato.

In particolare, i militari hanno accertato che il Corsaro e il Marchese hanno materialmente bloccato le vittime impossessandosi degli effetti personali, mentre il Ventaloro e lo Stella hanno atteso in Via Capo Passero i due complici per fornire loro copertura ed un eventuale supporto. Così quando il figlio della vittima è entrato nella via Capo Passero i due, con altri individui allo stato ancora ignoti, lo hanno aggredito e malmenato, garantendo così la fuga ai due complici e mettendo al sicuro il bottino. La colluttazione, forse inaspettata, è però avvenuta nei pressi dell’abitazione di Ventaloro Giovanni, padre dell’arrestato, il quale si è affannato a riportare la borsa in caserma verosimilmente temendo che il luogo dell’aggressione potesse ricondurre gli investigatori alla responsabilità del figlio Giuseppe.

Preoccupazione inutile, considerato che il 19 marzo successivo entrambi sono stati arrestati, il primo per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, resistenza e violazione agli obblighi della sorveglianza speciale cui era sottoposto, in quanto sorpreso a bordo della sua autovettura mentre trasportava 220 grammi di marijuana, il secondo poiché, sebbene anch’egli sorvegliato speciale, non ha esitato nell’occasione a scagliarsi contro i militari tentando di favorire la fuga del figlio.


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