SANTA VENERINA – Il candidato sindaco Salvatore Greco a Santa Venerina racconta i motivi della sua scesa in campo, e spiega a Livesicilia Catania, le priorità per il comune: “La priorità assoluta a Santa Venerina – afferma Greco – è affrontare l’emergenza e programmare lo sviluppo di un territorio pieno di possibilità”.
Come mai ha scelto di candidarsi?
Prima di tutto c’è una mia inclinazione personale ad occuparmi di politica locale. Faccio questa distinzione perché la dimensione locale è quella che mi interessa davvero: non ho mai pensato di fare “carriera politica”, di farmi strada in qualche segreteria partitica, no. Mi piace quella che chiamo “politica pratica”: avere la possibilità di fare le scelte che servono a migliorare la vita della comunità locale. Questo mi sentirei di saperlo fare, altro non mi appassiona allo stesso modo. Se poi guardiamo al panorama politico di Santa Venerina, oltre all’affetto per il luogo da cui non ho mai voluto allontanarmi, trovo ancora qualche motivo in più per accogliere l’invito a candidarmi che è venuto da tantissimi amici. In questo momento si sta delineando meglio il quadro delle candidature a sindaco: a parte me, ci sarebbero solo ex amministratori, compreso il sindaco in carica che ha già amministrato 14 anni e si ripresenterebbe per la quarta volta. Mi pare che il voto nazionale abbia già sufficientemente chiarito quanto sia grande la voglia di cambiare.
Quali sono le priorita’ per santa venerina?
Due. Affrontare l’emergenza e programmare lo sviluppo, e questo si fa risolvendo i problemi ormai storici e sfruttando le potenzialità che abbiamo. Santa Venerina non ha mai avuto un piano regolatore: non ci possiamo stupire che sia cresciuta male e manchi di infrastrutture essenziali. Dobbiamo contenere il consumo spregiudicato di territorio (bellissimo); dobbiamo incentivare la rivitalizzazione del centro urbano sempre più spoglio di abitanti e di esercizi commerciali; occorre adeguare il sistema viario ad un traffico di transito che ha reso invivibile il centro; occorre dare una possibilità di crescita agli operatori economici offrendo loro una zona artigianale moderna e funzionale. Tutte cose che servono a far ripartire un paese fermo, rimasto indietro, nonostante abbia dimostrato nel passato una vitalità economica che ne faceva un modello di riferimento. Questa ripresa necessita anche di una macchina amministrativa efficiente: in questo senso, se eletto, chiederò un grande sforzo di collaborazione a tutti gli impiegati comunali e sono certo che lo otterrò raggiungendo sia il loro orgoglio di fare meglio e di più all’interno di una programmazione ambiziosa e di una collaborazione sincera, sia la giusta soddisfazione dei cittadini utenti a cui dobbiamo rendere conto.
Visti gli ultimi risvolti per quanto riguarda la situazione finanziaria del comune quali sono i prossimi passi da fare?
Il mio Comune è in dissesto finanziario dallo scorso 12 marzo a causa di un deficit di quasi 8 milioni di euro: nel 2008 l’attuale sindaco, all’inizio di questa sua terza amministrazione, rescisse illegittimamente la concessione per la potabilizzazione dell’acqua che aveva attivato nel 2002 la sua seconda amministrazione: ne è conseguito un contenzioso, la condanna, il debito fuori bilancio e quindi il dissesto. Rispetto a questo i passi da fare sono tre: Il primo passo lo devono fare i miei concittadini non riconfermando la fiducia a chi ha provocato il disastro. Il secondo è quello di concentrare tutti gli sforzi sulla revisione in appello della sentenza e, prima ancora di questa, su un possibile accordo bonario con la controparte: è più facile che questa ragioni meglio con un nuovo interlocutore. Il terzo passo è capire come ripianare il debito (che pesa per circa mille euro ad abitante). E’ troppo facile l’aumento al massimo di legge per tutte le tariffe e imposte comunali: credo che dobbiamo fare anche qualcos’altro per uscire dal dissesto quanto prima possibile. Ad esempio un piano di vendite serio (non come quello approvato l’anno scorso) per dismettere i beni che costituiscono solo una voce di costo senza creare servizi, ma soprattutto una azione incisiva, seppur limitatamente alle competenze locali, per far ripartire lo sviluppo: si può fare.
Quali sono stati gli sprechi maggiori che hanno portato santa venerina ad una situazione di forte stallo?
Guardi, non siamo arrivati in questa situazione perché ci sono state amministrazioni “sprecone” in senso classico. Però, per rimanere al termine che lei usa nella sua domanda, le dico che il maggiore spreco è stato il tempo. Il PRG di cui abbiamo parlato prima, era una urgenza anche vent’anni fa: che credibilità ha chi avendo amministrato tanti anni continua a illustrare propositi anziché soluzioni? Dobbiamo capire che ci mancano oggi tanti servizi e tante infrastrutture che potevamo sperare di avere solo se le avessimo programmate tanti anni fa. Vent’anni sono un tempo per raccogliere, non per seminare: e se noi oggi dovessimo vivere di questo raccolto moriremmo di fame.
Quali sono i punti piu’ importanti del suo programma elettorale?
Naturalmente i punti più importanti sono quelli che rispondono alle priorità di cui abbiamo già parlato. Voglio fare alcuni esempi concreti, anche prescindendo dall’importanza. Visto che sarebbe scandaloso un tentativo di adozione di PRG in questi ultimi 60 giorni prima del voto, sarà un problema del prossimo sindaco; io mi impegno a dare un tempo certo per verifica ed adozione: Pappalardo non lo ha fatto in 14 anni e io lo farò in 14 mesi. Poi mi impegno a sollevare con forza, in ogni sede, la necessità di completare la ricostruzione post sisma 2002: ci sono ancora 100 edifici inagibili e 500 agibili ma danneggiati che non hanno avuto un euro. Dobbiamo valorizzare quello che abbiamo o avevamo: è ora di definire la sorte dell’ex scuola media di Bongiardo che è rimasta lì come un immenso relitto abbandonato; bisogna completare il parco e teatro di Princessa (che viene aperto solo per i saggi di fine corso delle palestre) attuando vantaggiosi sistemi di collaborazione con gestori privati; dobbiamo rendere fruibile l’ex cinema Eliseo; dobbiamo provare a migliorare l’assurda concessione del palazzetto dello sport; dobbiamo creare un ingresso al parco naturalistico di Cosentini dalla piazza dato che è limitrofo ad essa; possiamo attuare sinergie con il gestore degli impianti sportivi di Dagala; dobbiamo ripristinare il mercato settimanale, dato che siamo uno dei pochi paesi a non averlo più, e tralascio di dire tante altre cose. E poi dobbiamo fare una cosa simbolica e non solo: il consiglio comunale modifichi, appena insediato, il regolamento di utilizzo della Casa del vendemmiatore e degli altri locali pubblici, nei quali oggi è vietato il dibattito politico. Io resto convinto, che se oggi le cose vanno tanto male è anche perché da troppo tempo non parliamo più di politica con la serietà dovuta e diamo il voto per accontentare chi ce lo chiede con più insistenza, per “sdebitarci” con chi ci ha fatto un favore, per non deludere chi se la prenderebbe a male: il voto è per scegliere chi deve amministrare, e da questo “chi” dipende anche il “come”.