(rp) Paolo Borsellino, per rito di memoria, rinasce all’alba del diciannove luglio. E torna a morire al tramonto. Mentre si spengono gli echi delle fiaccolate e i fiati della commozione, il giudice buono scende nell’Ade degli eroi antimafia, destinati a scomparire quando l’impresario del dolore fa la mossa e spegne la luce sul palcoscenico della celebrazione. Noi non ci stiamo.
Abbiamo deciso di muoverci su una strada diversa, pubblicando le foto private di casa Borsellino, grazie a Manfredi, della cui amicizia ci onoriamo. E le immagini hanno suscitato una potenza sconosciuta alle solite parole. Hanno emozionato i lettori. Ci hanno emozionato. Lo dimostra il numero di coloro – tantissimi – che le hanno cercate e trovate. Lo certifica la presenza di commenti forti. Non le consuete quattro chiacchiere da funerale. Un’escalation della speranza.
Noi non vogliamo che Paolo Borsellino anneghi nel buio, per riemergere il prossimo diciannove luglio. Così abbiamo deciso di creare un banner, un posto, con le scritte sul muro e gli scatti di questo giorno. E lo terremo per un anno. Per tracciare un ponte tra noi e il sorriso di un uomo che si spense a poco a poco. Guardate le foto. Sfogliatele sempre. E scoprirete che dopo la strage di Capaci Paolo Borsellino non sorrise più. Aveva gli occhi spenti. Camminava, ma era già morto.