PALERMO- Biagio e Giuditta, studenti del liceo ‘Meli’, investiti e uccisi da un’auto di scorta ai giudici, il 25 novembre 1985, sono morti ancora una volta.
Si legge in una nota: “A meno di ventiquattro ore dall’installazione del nuovo manifesto in memoria di Biagio Siciliano e Giuditta Milella nella centralissima via Libertà di Palermo – promossa e curata dal Presidente dell’Ottava Circoscrizione Marcello Longo, unitamente alla Presidente della Commissione Cultura, Mari Albanese – una parte becera e senza valori della nostra comunità si è premurata di distruggerlo”. (nella foto il manifesto e poi lo spazio vuoto)
“L’Ottava Circoscrizione, il Centro Studi Paolo e Rita Borsellino e la CNA di Palermo stigmatizzano quanto accaduto e sporgeranno formale denuncia alle autorità competenti affinché gli autori del gesto possano essere identificati e rendere conto delle proprie azioni”.
“Qualsiasi motivo si celi dietro il gesto incivile non intendiamo assolutamente sottovalutarlo – dicono tutti i soggetti promotori dell’iniziativa – Nella diversità dei ruoli e ognuno per i compiti che è chiamato a svolgere all’interno della società, siamo impegnati comunemente e con determinazione nel promuovere una società più consapevole e responsabile, ispirati dai valori di giustizia e legalità democratica e continueremo a farlo con perseveranza”.
“Per questo – è la conclusione – i medesimi soggetti proponenti, si impegnano a ricollocare immediatamente il manifesto con i volti e la storia di Biagio e Giuditta”.
Ma intanto resta la ferita. Strappare una immagine cara a tutti è un gesto di violenza. Stracciare una memoria vuol dire far sparire, cioè, metaforicamente, uccidere.
Questo è accaduto, nella città che ricorda a intermittenza: alle volte con genuina passione, alle volte soltanto quando le conviene.