Nella famosa questione dei consulenti regionali, bisogna muoversi circospetti tra la caccia alle streghe e l’indifferenza. La prima porta al rogo incivile, la seconda conduce all’inciviltà degli occhi chiusi. Non sono le singole persone e i loro talenti sotto i riflettori. E’ un meccanismo complessivo che puzza di vecchio. Puzza di relazioni, di discrezionalità, di sottobosco della politica. Un quinto Stato foraggiato per contiguità. Nessuno vuole vedere padri di famiglia a spasso, né ci piacciono le esecuzioni sommarie. Ma si ha l’impressione di una spaccatura profonda: una Sicilia che resta fuori dal banchetto, perfino per le briciole, perché non conosce, accanto a una Sicilia comunque garantita perché conosce. E pensiamo che non sia solo un’impressione.
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