All’ex mafioso che ha tagliato i ponti con ‘Cosa Nostra’, e che collabora con “utilità obiettiva” alle inchieste condotte da forze dell’ordine e magistratura, devono essere riconosciuti – nella massima estensione – gli sconti di pena previsti dalle norme sulla dissociazione che non possono essere concessi in maniera ridotta per ‘punire’ il passato criminale del ‘pentito’. Lo sottolinea la Cassazione – nella sentenza 30205 – che ha ordinato alla Corte di assise di Appello di Palermo di aumentare lo sconto di pena a favore di Gaspare Pulizzi (nella foto), ex ‘reggente’ della ‘famiglia’ di Carini. Considerando la caratura criminale di Pulizzi, il suo ruolo di vertice, e la gravità dei delitti commessi, i giudici palermitani avevano deciso di ridurgli la pena – in un processo per occultamento di cadavere – solo di un terzo e non della metà, come prevede la legge nella previsione più favorevole.
In proposito la Cassazione rileva che l’attenuante speciale per la dissociazione (art.8, legge 203 del 1991) “si fonda sul mero presupposto dell’utilità obiettiva della collaborazione prestata dal partecipe all’associazione di tipo mafioso e non può pertanto essere disconosciuta, o, se riconosciuta, la sua incidenza nel calcolo della pena non può essere ridimensionata in ragione di valutazioni inerenti alla gravità del reato o alla capacità a delinquere dell’imputato o, ancora, alle ragioni che hanno spinto l’imputato alla collaborazione”. “Il parametro di riferimento – per ridurre gli anni di carcere, conclude la Cassazione – è quindi esclusivamente dato dal criterio della utilità obiettiva della collaborazione, prestata dal partecipe all’associazione di tipo mafioso, senza mediazioni o temperamenti, in funzione di valutazioni inerenti alla gravità del reato o alla capacità a delinquere dell’imputato”
(Fonte ANSA)