Seconda giornata di sciopero di quasi tutto l’indotto al petrolchimico di Gela, in segno di solidarietà con cinque dipendenti (ex Cispe ed ex Cedis) che, dopo processi di riorganizzazione aziendale e periodi di cassa integrazione, non trovano posto nelle imprese di appartenenza o in quelle che hanno acquisito le commesse. Imprese e coop (ferme da mesi, in attesa di nuovi appalti) contestano “la politica attendista dell’Eni e i ritardi del ministero dell’ambiente nel rilascio delle autorizzazioni”. La Raffineria di Gela, dal canto suo, conferma in toto gli investimenti programmati per 500 milioni di euro, ma si dice bloccata dai ritardi del governo centrale. Il ministero dell’ambiente, invece, condiziona ogni nulla osta all’aumento da 20 a 50 metri di profondità della barriera bentonica per la bonifica delle acque inquinate di falda nell’area del petrolchimico, per impedire che tracce di idrocarburi possano raggiungere il mare. L’ex sindaco Rosario Crocetta aveva ottenuto l’ok per avviare quelle opere (caldaia n. 5 e doppi fondi dei serbatoi). E oggi ha avuto la conferma che stanno per ottenere il via libera. Intanto, il presidente dell’antimafia regionale, Lillo Speziale, propone l’istituzione di una task force sul problema occupazionale del petrolchimico e ha ottenuto che martedì prossimo, all’incontro con l’assessore Marco Venturi, siano presenti l’Eni e i sindacati confederali. (Ansa)
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