CATANIA – Dopo il girone d’andata, il campionato si ferma per la sosta invernale. E’ tempo, dunque, di bilanci e valutazioni. Ecco il pagellone di fine anno del Catania.
ANDUJAR 4: La parabola discendente dei rossoazzurri coincide forse con la sua serie di prestazioni in calando che scattano con la passata stagione: la brutta copia del quasi fenomeno apprezzato in passato. Finisce a Napoli dove il suo nome cade nel dimenticatoio. Non prima di avere partecipato (da secondo di Romero) al mondiale brasiliano con la “celeste”.
FRISON 5: Le premesse erano state ben diverse. Le prestazioni iniziali anche. Finisce nel bailamme di una confusione generale che lo vede regredire giornata dopo giornata. Ed ora anche lui potrebbe migrare verso altri lidi già a gennaio.
PERUZZI 4: Ne parlavano tutti come un fluidificante irreprensibile. Una sorta di erede di Zanetti. E ci fermiamo qui.
ROLIN 4.5: E’ tra quelli che rimane anche in cadetteria. La scorsa stagione ha provato a mettere una pezza alla meno peggio: quest’anno invece, complice tutta una serie di infortuni, è irriconoscibile.
GYOMBER 6: E’ una delle poche note liete di due stagioni pesantemente in negativo. Ancora fuori per infortunio, se ne sono perse le tracce.
PARISI 6: La cantera dei giovani rossoazzurri lascia ben sperare. Attenzione, però, a non far finire questo patrimonio nel marasma di un momento che rischia di bruciare seriamente chiunque si confronti col campo.
SPOLLI 5: Un anno e mezzo fa lo voleva mezza Serie A fino a proposte d’oltremanica. Oggi è (purtroppo) un giocatore irriconoscibile. Vittima probabilmente degli eventi oltreché degli infortuni.
SAURO 5: Va bene che gioca spesso fuori ruolo, vabbè che le condizioni ambientali sono quelle che sono ma da lui ci si aspetterebbe senza dubbio uno scatto di esperienza e personalità.
MONZON 3: E’ stato il giocatore al quale sono state concesse mille e una possibilità. Non ne ha sfruttata alcuna. Incapace di difendere, sterile in avanti. Con l’aggravante di un nervosismo che grava sulla squadra.
IZCO 5: Era il Capitano (con la C maiuscola). Devastato anch’egli dagli infortuni, era quello che aveva giurato amore eterno ai colori rossoazzurri. Tant’è che oggi è al Chievo.
RINAUDO 5: Al suo ritorno a Fontanarossa, e dopo essersi liberato dallo Sporting, la scorsa estate era stato letteralmente acclamato da star (manco fosse Lorenzo Fragola). Il campo, anche per lui, si sta rivelando impietoso.
ALMIRON 5: “Almiron è un giocatore che non si critica: si aspetta”, ebbe a dire un giorno il patron Nino Pulvirenti. A distanza di tempo va detto che in due stagioni, il centrocampista argentino ha giocato appena una manciata di partite. E l’attesa forse è finita anche per lui.
ESCALANTE 5: Era partito bene ma si è perso barbaramente per strada.
CALELLO 4: Sinora un oggetto del mistero.
BARRIENTOS 4: Sembra essere trascorso un secolo. El Pitu non indossa la maglia rossoazzurra da sei mesi: è al San Lorenzo adesso reduce pure dalla finale (persa contro il Real Madrid) nel Mondiale per Club con la maglia del San Lorenzo. Lo scorso anno uno come lui al Catania è proprio mancato divenendo un calciatore irriconoscibile.
PLASIL 4: Mai un acuto (eccezion fatta per quel gol al Chievo), mai una partita da leader: doveva essere un guerriero arcigno. Ha giocato da pulcino spennacchiato.
LETO 3: Non si è mai realmente ambientato a Catania. L’impressione è che per lui non possa esservi più spazio.
BERGESSIO 5: Un altro falcidiato dai guai fisici della passata stagione. Resta il fatto che, finora, lontano da Catania si è perso.
CASTRO 4: Due anni fa era il mattatore di un Catania capace di arrampicarsi fino all’ottavo posto. Oggi appare come un giocatore lento e testardo: in Serie B avrebbe potuto fare la differenza. Finora, l’ha fatta certamente in negativo.
ROSINA 6.5: Difficile giudicare un giocatore senza coinvolgerlo in quelli che sono i risultati maturati dalla sua squadra. Diciamo allora che le prestazioni di Rosina sono inversamente proporzionali a quello fatto vedere sinora in campo dal Catania: metronomo di centrocampo, è un uomo-faro. Predicatore, però, nel deserto.
CALAIO’ 7: Una sola domanda, “Non ci fosse stato un lottatore determinante come Calaiò, quanto peggio ancora sarebbe stata la classifica dei rossoazzurri?”.
CANI 5: Si è rivelato evanescente in mille occasioni: e, anche per lui, tante possibilità di mettersi in mostra mai davvero sfruttate.
Gli allenatori:
MARAN 5: La sua vera colpa e probabilmente anche la più pesante, è stata quella di non avere capito per tempo che dopo l’ottavo posto andava stravolto qualcosa anche e soprattutto tatticamente. Andando persino al di là degli uomini a disposizione. La seconda tornata in panchina non ha modificato di una virgola le cose.
DE CANIO 4: Una meteora passata da Catania. Si puntava sulla sua esperienza e sulla sua diligenza tattica: non abbiamo notato nessuna delle due qualità.
PELLEGRINO 5.5: E’ vero. Ci ha sempre messo la faccia e continua ancora a metterla. C’è chi lo ha etichettato in maniera dispregiativa come uno “yes-man” o come un “l’uomo dell’azienda Catania”. La verità è, forse, che ne andrebbe apprezzato comunque il coraggio.
SANNINO 6.5: Il voto è più all’uomo che ai risultati. Ha sempre parlato senza peli sulla lingua. Ed alla fine l’impressione è che abbia pagato proprio per questo.