Dopo il mancato matrimonio dell’Irfis, l’istituto di mediocredito regionale, con la Popolare di Vicenza, stamattina è tornata a riunirsi l’assemblea degli azionisti, ovvero Unicredit attraverso il Banco di Sicilia (azionista con il 76,26%), Regione siciliana (21%) e altre banche popolari (3%). All’ordine del giorno, l’approvazione del bilancio d’esercizio 2008 e il rinnovo del consiglio d’amministrazione. In particolare, l’assemblea dei soci ha confermato Alessandro Perrone alla presidenza, e ha nominato nel cda il sociologo e politico Aurelio Angelini (alla fine degli anni ’80 fondò la Federazione dei Verdi), Ignazio Coniglio, già responsabile della Direzione crediti del Banco di Sicilia, Mario Giudice, responsabile della funzione legale del Bds, e Umberto Pelargonio, che già ricopre la carica di direttore generale dell’Irfis. Nessun nome da parte della Regione siciliana che si sarebbe riservata di comunicarli entro dieci giorni.
Per quanto riguarda, invece, i risultati economici dell’Istituto, è stato registrato un margine di interesse in crescita del 17% e pari a 14,1 milioni di euro e un margine di intermediazione salito a 18 milioni di euro (+11%). Dopo accantonamenti e rettifiche di valore per importi significativi, dovuti al deterioramento del contesto economico di riferimento, la gestione si è chiusa con un utile al lordo delle imposte di 1,2 milioni di euro. Nel corso del 2008, nonostante si sia registrata una netta contrazione degli investimenti delle imprese, la banca ha comunque erogato crediti a medio termine per 140 milioni di euro.
Numeri che, però, non rassicurano i dipendenti. Dopo il “no” di Bankitalia all’ipotesi Banca Popolare di Vicenza (che avrebbe poi trasferito la partecipazione alla sua controllata Banca Nuova), il destino dell’Irfis è tornato in mano a Unicredit che, al suo interno, ha già un istituto di mediocredito. Risultato? L’Irfis è un doppione e riprende corpo l’ipotesi di una incorporazione. La possibilità di rimetterla sul mercato, infatti, sembra essere remota e anche l’intenzione ventilata dall’assessore regionale al bilancio, Michele Cimino, di “utilizzare la partecipazione azionaria regionale per acquistare le altre quote dell’Irfis nell’ottica di creare una banca siciliana per la gestione di tutti i fondi attualmente gestiti da Irfis, Ircac e Crias” sembra di difficile attuazione. Se non altro perché, se oggi la Regione volesse acquistare l’Irfis, dovrebbe poter contare su una liquidità immediata di 35 milioni di euro (ossia quanto avrebbe pagato la Popolare di Vicenza per rilevare la quota Unicredit, con un contratto che prevedeva inoltre la riduzione da 107 a 45 milioni del patrimonio netto dell’Irfis con un ricavo per il Bds di 47 milioni circa). Un vero lusso in un momento in cui l’amministrazione non ha ancora approvato il bilancio.
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