PALERMO – L’entusiasmo c’è e, per quel che serve, si vede. La prima seduta di Walter Novellino a Boccadifalco è sembrata un corso intensivo accelerato per lui e per tutta la squadra, considerando il pochissimo tempo a disposizione per preparare la prossima sfida di campionato. E che sfida, quella di domenica sera, contro il Napoli che Novellino allenò nella sua ultima promozione in massima serie prima dell’era De Laurentiis. Altri tempi, anni in cui il nome di Novellino era accostato a squadre ambiziose e in crescita, mentre adesso è stato chiamato da Zamparini dopo sette anni di assenza dalla Serie A e un anno di inattività causa esonero ricevuto a Modena. Ecco perché le motivazioni e l’entusiasmo non mancano a quello che ufficialmente è il sesto allenatore del Palermo in questa stagione, settimo se si considera anche Schelotto.
Decisamente partecipe nel corso della seduta tattica, ma anche nella partitella disputata sul campo del “Tenente Onorato” con gli Allievi nazionali. Un’ora per provare le nuove soluzioni tattiche e per spronare i suoi ragazzi a dare il massimo, sebbene l’ennesimo cambio in panchina abbia scombussolato tutti. Due i moduli passati in rassegna dall’allenatore che ha fatto le sue fortune guidando la Sampdoria verso l’Europa e portando in massima serie Venezia, Piacenza, Napoli e appunto i blucerchiati. Quattro squadre dalla B alla A, esattamente come Iachini, suo giocatore e successivamente suo allievo, nonché suo predecessore in rosanero e dal quale dovrà comunque attingere sul piano tattico, dati i tempi estremamente ristretti.
Bisogna però fare i conti con quel “cambio di mentalità” a lungo richiesto da Zamparini, con toni tali da portare alle dimissioni di Iachini. E in quel cambio di mentalità rientra l’addio alla difesa a tre, o per meglio dire a cinque. Ecco dunque che l’unica certezza, ad oggi, è l’ennesimo ritorno alla linea a quattro davanti a Sorrentino, con due variabili da valutare in questi giorni. La più probabile porterebbe il Palermo a scendere in campo con un inedito e spregiudicato 4-2-3-1, che altri non è che la trasposizione palermitana del 4-4-2 con cui Novellino si è imposto per gran parte della carriera (salvo adottare il 3-5-2 negli ultimi anni di carriera in casi eccezionali). L’altra opzione, già “memorizzata” dalla squadra, vede invece il passaggio al 4-3-1-2, il modulo che i rosa hanno adottato con Ballardini in panchina.
Dalla partitella di Boccadifalco, però, tutto lascia presagire che il primo modulo sia il prescelto. Il primo tempo della sfida ha visto scendere in campo una potenziale formazione titolare con Vitiello, Gonzalez, Cionek e Pezzella (Lazaar fuori per influenza, ndr) nella linea difensiva. A centrocampo una mediana pressoché inedita e senza un regista di ruolo, composta dai soli Hiljemark e Jajalo, entrambi con compiti di rottura per supportare i trequartisti. Qui Novellino ha dato dimostrazione di non volere centellinare i propri fantasisti: Trajkovski, Vazquez e Quaison tutti insieme alle spalle di Gilardino, per sfruttare in pieno il potenziale offensivo della sua squadra. L’alternativa, come già detto, è il 4-3-1-2, provato sì con le seconde linee, ma tirando fuori anche qualche reminiscenza ballardiniana. Su tutte Brugman trequartista, che può diventare un’arma tattica dalla panchina. Ma per Novellino è già tempo di attaccare.