PALERMO – Assenza di donne in giunta: i dem non arretrano di un passo e rilanciano. Il Partito Democratico siciliano ha notificato il ricorso al Tar impugnando i decreti di nomina dei neo assessori regionali Tony Scilla e Marco Zambuto, attraverso i quali è stata azzerata la presenza di genere femminile nell’esecutivo regionale “in spregio – dice una nota – alle norme e a quanto previsto, dalla Costituzione, oltre che dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europa”.
I democratici chiedono “la nomina di nuovi assessori di genere femminile in attuazione delle norme costituzionali e sovrastatuali vigenti”. Il documento di trentadue pagine, curato dal legale messinese Antonio Saitta, traccia il quadro normativo di riferimento che parte dall’articolo 3 della Costituzione e quindi dal compito della Repubblica di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Numerosi in riferimenti alla Carta Costituzionale, uno su tutti l’articolo 51, primo comma. L’articolo recita che “tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”. Il ricorso tira in ballo anche l’Articolo 23 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea che mira ad assicurare la parità tra i due sessi in tutti i campi e la “Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di 7discriminazione nei confronti delle donne”, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 18 dicembre 1978.
“Riteniamo ci siano tutti i presupposti affinché il nostro ricorso sia accolto. E ci auguriamo che il presidente Musumeci torni sui suoi passi, annulli i provvedimenti e ripristini la legalità anche in seno alla composizione della giunta in cui un terzo dei componenti devono essere donne”, ha spiegato il segretario regionale Anthony Barbagallo. Il riferimento è alla legge regionale 26/2020 che dispone che “dopo la proclamazione il Presidente nomina gli Assessori, tra cui un Vicepresidente, preponendoli ai singoli rami dell’amministrazione, assicurando che ogni genere sia rappresentato in misura non inferiore ad un terzo”.
Quando la legge è “entrata in vigore”, si evince dal testo, la giunta regionale (con un solo assessore di sesso femminile tra le sue fila) non rispettava già la norma. Riuscendo a fare addirittura peggio in seguito al rimpasto post natalizio: zero donne in squadra e dispetto della quota di un terzo prevista per legge. Ma c’è un “però” che potrebbe trarre in inganno: cioè la tempistica relativa all’applicazione della norma. Sul punto l’avvocato Saitta non ha dubbi. “A nostro giudizio il principio di equilibrio di genere recepito dall’Ars solo con la legge 26/2020 ed in misura inferiore al resto d’Italia, è immediatamente cogente perché applicativo di precise disposizioni costituzionali e internazionali. Se così non fosse, il rinvio alla prossima legislatura sarebbe palesemente incostituzionale perché non vi possono essere ragioni per ritardarne ancora l’attuazione”, argomenta. Adesso la palla passa al Tar.