Molti siciliani non conoscono la storia della prima assassina seriale italiana, Giulia Tofana. Un articolo su Vintage News, torna a fare parlare di lei e di quella pagina di storia nera palermitana del 1500.
Giulia Tofana, storia di una serial killer
Data di nascita sconosciuta, di lei si sa che visse dapprima in povertà nei sobborghi malfamati della Palermo del XV secolo. Dotata di un’intelligenza e una mente scientifica estremamente brillante, riuscì a risollevarsi dalle proprie condizioni di miseria diventando una cortigiana al servizio di Re Federico IV di Spagna. Proprio nell’ambiente della corte del Re, la Tofana venne a contatto con la soluzione per poter aiutare molte delle mogli maltrattate appartenenti ai margini della società. Sfruttando la propria immediatezza nell’apprendere le arti e le scienze e la propria avvenenza attraverso la quale era in grado di ammaliare molti uomini, riuscì a procurarsi da un suo amico ecclesiastico, alcune piante che miscelate tra loro davano vita ad una miscela fatale che la Tofana rivendeva come soluzione per potersi liberare senza lasciare tracce dei propri mariti molesti, a tutte le donne che ne facessero richiesta.
La soluzione, inodore e insapore, veniva somministrata attraverso poche, specifiche gocce nel vino o nella zuppa delle ignare vittime, provocando in loro un lento declino cardiovascolare che portava all’archiviazione delle morti come cause naturali.
Per merito della sua eccezionale riservatezza, delle sue amicizie potenti e del silenzio rigorosamente mantenuto dalle sue clienti, gli omicidi avvenuti per mezzo dell’”Acqua Tofana”, si perpetrarono per moltissimi anni senza che alcun sospetto ricadesse su di lei.
La svolta nel caso avvenne parecchi anni dopo, quando Giulia, trasferitasi a Roma al seguito del prelato suo amante, Frate Girolamo, pur consapevole di trovarsi nel cuore dell’inquisizione cattolica e sebbene avesse ormai imparato a leggere e scrivere elevandosi dal suo rango di nascita, non rinunciò mai di prestare il suo aiuto così come aveva fatto per le donne palermitane, anche alle mogli romane.
Quando a lei si rivolse in cerca di aiuto, la sua cara amica Contessa di Ceri, non esitò a preparare anche per quest’ultima il suo celebre preparato, inconsapevole che poco tempo dopo, sarebbe stata incarcerata proprio per colpa della Contessa che colta dai sensi di colpa, denuncerà l’amica alle autorità.
Il sospetto di Mozart
La fine di Giulia Tofana, è poco chiara, si conosce solo la data di morte, avvenuta per esecuzione, a Palermo, nel 1633, con lei vennero murate vive a “Porta Cavallegeri” tutte le donne che in lei avevano riposto fiducia e denaro per poter trovare sollievo definitivo dai maltrattamenti subiti.
Si conta un totale seicento uomini rimasti vittime della Tofan e del suo veleno, tutta la sua fama non si ferma con l’esecuzione. Il celebre veleno, continuerà ad essere prodotto e ad agire nel corso dei secoli, venendo nominato un’ultima volta del celebre musicista e compositore “Wolfgang Amadeus Mozart” che pochi minuti prima dalla morte, avvenuta a due secoli di distanza da quella della celeberrima assassina palermitana, espresse il sospetto di essere stato avvelenato proprio con quel misterioso veleno, composto di arsenico e antimonio che tanta paura aveva seminato tra Palermo e Roma, molto tempo prima che il celebre autore nascesse.