“Con questa norma la Sicilia ci perde due volte, perché si elimina il principio risarcitorio che finora era stato il filo conduttore della normativa di contrasto a Cosa nostra”. Non usa mezzi termini Lillo Speziale, presidente della commissione antimafia all’Ars, per criticare l’approvazione in Senato dell’emendamento che, oltre a consentire la vendita dei beni confiscati alla mafia, prevede che il ricavato venga destinato ai ministeri dell’Interno e della Giustizia. Se l’emendamento dovesse passare anche alla Camera sarebbe un duro colpo per l’Isola perché, spiega Speziale a margine della conferenza stampa tenutasi stamani a Palazzo dei Normanni, “nel testo non c’è alcuna previsione specifica che queste risorse possano essere destinate al contrasto alla criminalità organizzata in Sicilia, dove in base alle informazioni in nostro possesso abbiamo l’80% dei beni confiscati alla mafia. Tra l’altro il relatore è un veneto (Maurizio Saia, ndr) che poco sa dei drammi della nostra terra. Dall’emendamento traspare un sapore fortemente antimeridionalista”.
L’esponente del Pd convocherà per la prossima settimana a Roma tutti i membri siciliani nelle commissioni Bilancio e Antimafia, al fine di trovare un’intesa bipartisan per “lanciare un grido d’allarme rispetto a un comportamento inspiegabile del Parlamento nazionale”. Un’intesa bipartisan che, almeno all’interno dell’Ars, già c’è. All’incontro con i giornalisti era infatti presente anche Salvino Caputo del Pdl, secondo il quale “questa vendita nascosta per finanziare i ministeri ha un effetto perverso, ossia quello che molti beni vengono ricomprati dalla mafia stessa, che può contare su una schiera enorme di prestanomi, incensurati e insospettabili”. Caputo tiene anche a sottolineare che “i beni all’asta vengono pagati in contanti e solo chi, come Cosa nostra, ha una grande disponibilità economica può permettersi di farlo. Questa norma ci lascia la mafia ma ci porta via le risorse che servono a combatterla”. E, come esempio concreto, il deputato regionale cita il caso di alcune auto della polizia che a Palermo oggi sono ferme perché non ci sono i soldi per il carburante.
Per tentare di accendere i riflettori sulla questione, che ha suscitato una scarsa attenzione nel dibattito al Senato, è in programma anche un incontro con Antonio Maruccia, commissario straordinario per la gestione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali. Criticano aspramente l’emendamento anche Livio Marrocco del Pdl Sicilia e Totò Cordaro dell’Udc. Secondo quest’ultimo “continueremo a sbattere contro un muro di gomma perché quello che è stato l’andazzo di questi mesi – l’abbiamo visto col federalismo e con i Fas – non cambierà. Tremonti e Bossi forse non sanno cos’è la mafia, ma noi siciliani sì e speriamo che il problema mafia venga combattuto come un problema nazionale e non semplicemente nostro”.
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