Ars, la grande paralisi. Il Parlamento siciliano si avvita sul caso Armao e va verso un nuovo rinvio. E’ quasi certo, infatti, che il governo non si presenterà domani in aula per la seduta che avrebbe dovuto affrontare la mozione presentata dal Pd contro l’assessore alla Presidenza.
L’ennesima battuta d’arresto che s’inquadra in un drammatico contesto istituzionale che di questo passo non permetterà al Parlamento l’approvazione entro i termini di legge di bilancio e Dpef, terrà congelata la questione sui nuovi Ato rifiuti, dilaterà ulteriormente la partenza della spesa dei fondi comunitari già in ritardo di tre anni. Tutto per consentire al governatore Lombardo di trovare la quadra di una possibile nuova maggioranza, per “salvare” il soldato Armao dalle possibili dimissioni, per decidere nello scontro tra Miccichè e “lealisti” chi sarà il proconsole che gestirà il potere in Sicilia. Alta politica, non c’è che dire.
Con le campane a morto che già suonano sulla Fiat di Termini, i sacchetti della “munnizza” in agguato agli angoli delle strade, l’azienda alla canna del gas per i mancati pagamenti in primis della pubblica amministrazione, la maggioranza, o quel che ne rimane, continua imperterrita a giocare al risiko. Tanto, le buste paga da 14 mila e passa euro netti al mese, quelle, sono le uniche che arrivano puntualmente. Ecco, perchè, abbiamo pensato ad un titolo da curva Nord: quel coro che i tifosi di solito riservano ai propri beniamini (sic!) quando li vedono battere la fiacca. Giocatori che, però, almeno una volta a settimana scendono in campo.