CATANIA – Servirà un’altra udienza per completare le discussioni delle difese. In ballo c’è la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dai pm Marco Bisogni, Raffaella Vinciguerra e Santo Di Stefano nei confronti dei 9 docenti universitari (tra cui gli ex rettori Francesco Basile e Giacomo Pignataro) coinvolti nell’inchiesta della Digos che ha smascherato un sistema di concorsi accademici cucito ad hoc sui vincitori che sarebbero stati decisi a tavolino.
Sono tre le posizioni che sono state al centro delle arringhe dell’avvocato Tommaso Tamburino, che difende il professore Filippo Drago, ex direttore del dipartimento di Biologia, e del professore Giovanni Grasso, che assiste Pignataro e Roberto Pennisi (ex direttore di Giurisprudenza). Ancora una volta i penalisti hanno ribadito l’assenza di un’associazione a delinquere all’interno dell’Ateneo. Inoltre è stato affrontato il tema dell’inapplicabilità del reato di turbativa in un contesto accademico che è invece collegato al mondo degli appalti. E ancora una volta è stato dibattuto il tema dell’abuso d’ufficio contestato senza una violazione specifica, fondamentale invece secondo la nuova riforma introdotta la scorsa estate.
L’avvocato Tamburino ha evidenziato al gup Marina Rizza il potere di discrezionalità offerto ai docenti dalla normativa nazionale per il mondo universitario nella scelta dei candidati per concorsi riservati agli interni dell’ateneo. I due penalisti hanno chiesto per i tre prof sentenza di non luogo a procedere.
Nella prossima udienza spazio alle difese dell’ex rettore Francesco Basile e del professore Giuseppe Barone. Si dovrà attendere il 22 luglio per il verdetto del gup. Che dovrà decidere anche sul processo abbreviato a carico di Giancarlo Magnano Di San Lio, l’ex pro rettore.
A fine mese invece l’udienza preliminare davanti alla giudice Simona Ragazzi: ci sono 45 persone che rischiano il rinvio a giudizio.