Il tour di Barbagallo e Cancelleri funzionerà a due condizioni - Live Sicilia

Il tour di Barbagallo e Cancelleri funzionerà a due condizioni

Il centrosinistra e il contatto con gli elettori.
SEMAFORO RUSSO
di
3 min di lettura

Magari, anzi, sicuramente qualcuno del PD e del M5S avrà storto il naso – perché spesso inesauribile è nei partiti e nei movimenti la voglia di autodistruggersi con scientifica applicazione – eppure è piuttosto palese, nella forma e soprattutto nei contenuti annunciati, la potenziale carica attrattiva dell’iniziativa intrapresa, insieme, dal sottosegretario pentastellato alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri e dal segretario siciliano dei democratici Anthony Barbagallo. Un tour tra i comuni dell’Isola. “Una ‘passeggiata’ – possiamo leggere su Livesicilia –  in numerosi comuni siciliani per lavorare e rafforzare l’alleanza tra il PD e il M5S” in vista della prossima tornata di elezioni amministrative. Tante volte abbiamo criticato notabili, signori delle tessere e capi corrente, di destra, sinistra, centro e mischiati, per il vizietto di siglare patti e accordicchi elettorali attorno a succulenti pranzi a base di pesce, nei bar o nelle anonime stanze delle segreterie politiche. Ora che finalmente due signori con incarichi importanti appartenenti a partiti importanti si decidono a incontrare la gente in carne e ossa, a tu per tu con i problemi veri e con l’onere di elaborare soluzioni e giustificare mancate risposte ecco arrivare, puntuali, così si mormora, i distinguo e gli ostacoli. In realtà, se osserviamo ad esempio il ritrovato amore tra il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e il PD di Enrico Letta, guardando alle elezioni palermitane di metà 2022, o il garbato duello a distanza tra Claudio Fava che si è già autocandidato alla presidenza della Regione, a fine 2022, e lo stesso Cancelleri che invita a posporre la scelta dei nomi alla costruzione del campo delle alleanze, il metodo scelto da Barbagallo e da Cancelleri appare il più idoneo per non fermarsi agli affettuosi abbracci dell’ultima dopo lunghe ostilità, per svicolare dallo stucchevole dibattito se è meglio indicare prima il candidato o la coalizione e riavvicinare i cittadini alla politica. Piuttosto, acclarata la bontà oggettiva dello strumento operativo, cioè percorrere le strade polverose (letteralmente considerati i mille cantieri aperti) della bollente Sicilia estiva, occorrono due condizioni perché l’impresa di Cancelleri e Barbagallo abbia un futuro che vada al di là della mera propaganda. La prima, il tour deve essere l’espressione visibile di un forte accordo politico e non soltanto elettorale tra il PD e il M5S, sennò è davvero la “passeggiata” di due rispettabili esponenti politici in campagna elettorale, niente di più. La seconda, deve esserci un intento non occasionale ma durevole, innanzitutto programmatico e poi relativamente all’intesa sulla selezione dei candidati, selezione che non può non tener conto dei territori e che non può limitarsi ai piccoli centri dovendo coinvolgere anche le grandi città, a cominciare proprio da Palermo cercando di inventarsi nomi nuovi portatori di nuove storie ed esperienze. Questa brutta abitudine di considerare le metropoli in cui si va a votare una sorta di merce di scambio tra partiti o caselle di un gioco di Palazzo nello scacchiere nazionale del potere politico deve finire. Per carità, è naturale che si costituiscano tavoli nazionali di discussione senza, però, estromettere del tutto le comunità locali. Sia chiaro, le parole “territorio” e “locale” non evocano automaticamente valori positivi. Non di rado nei territori, nelle piccole e medie realtà locali si annida la cattiva politica, scoppiano faide, imperano personaggi ambigui e maturano relazioni pericolose. Ecco, quindi, la necessità di una direzione politica efficace e di alleanze stabili per far nascere una classe dirigente diversa nel modo di concepire e di praticare la politica, aderente ai bisogni e agli interessi collettivi non frequentata da campioni del cambia casacca e delle convenienze personali, quando non peggio. Ovviamente se lo scopo è recuperare elettori dall’immenso bacino degli astensionisti e se non si vuole perdere in partenza.


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