E’ stato solo il primo round. Ma la battaglia legale sulla nomina dei dirigenti generali continua. Mentre, infatti, sul tavolo degli assessori la relazione del costituzionalista Giovanni Pitruzzella e
quella del segretario Vincenzo Emanuele (descritte in anteprima da Livesicilia) farebbe piena luce sull’insussistenza dei titoli di almeno sette su nove dirigenti generali, la questione prosegue il suo
cammino parallelo lungo i corridoi del Tribunale Amministrativo, al quale si sono rivolti i dirigenti “defenestrati” all’inizio dell’anno, Maria Antonella Bullara, Giuseppe Li Bassi, Michele Lonzi e Giuseppe Morale, difesi dagli avvocati Girolamo Rubino, Calogero Marino e Giuseppe Ompiduglia, lo scorso 7 maggio, avevano infatti presentato al Tar un ricorso per chiedere la sospensione dei decreti di nomina a dirigente generale dei nove manager esterni. Tre di loro, Nicola Vernuccio (all’Industria ora alle Attività Produttive), Rossana Interlandi (al territorio e Ambiente e adesso
all’Energia) e Patrizia Monterosso (alla Formazione professionale) hanno deciso di citarsi in giudizio. E adesso la questione rischia di diventare una miccia esplosiva per la Regione.
Al Tar di Palermo questa mattina si è consumata la prima schermaglia fra i legali dei dirigenti “sotto accusa”, il messinese Antonio Catalioto per Vernuccio e Interlandi ed il professore Salvatore
Raimondi per la Monterosso, e quelli dei ricorrenti. Gli avvocati di Vernuccio, Interlandi e Monterosso hanno opposto un difetto di giurisdizione in capo al Tar, rimandando cioè al giudice ordinario la trattazione della materia lavorativa oggetto del ricorso al tribunale amministrativo di Palermo. Ma non solo. Gli stessi avvocati delle parti “denunciate” hanno rispolverato l’antico tema della legittimità di nomina a dirigenti generali dei dipendenti di seconda e terza fascia in servizio alla regione siciliana. Una questione tutt’altro che strettamente burocratica che rischia di far saltare l’intera dirigenza: nel 2003 l’ex presidente della Regione siciliana Totò Cuffaro, nell’articolo 11 della legge 20 aveva previsto, in riforma alla legge 10 del 2000, che potessero essere nominati dirigenti generali, per l’appunto, anche i dipendenti di seconda e terza fascia. Il commissario dello stato in quella occasione aveva impugnato proprio l’inciso relativo ai livelli di assunzione. La Corte Costituzionale con l’ordinanza del 26 aprile del 2004 aveva definitivamente dato ragione al commissario. Per bypassare il rischio di vedersi annullate tutte le nuove nomine nel frattempo effettuate da Cuffaro, si pensò bene di cancellare dall’articolo 11 la dicitura relativa alla seconda
e terza fascia mantenendo soltanto gli altri requisiti, principalmente l’anzianità minima di sette anni. Un cavillo tecnico riesumato, adesso, dagli avvocati Raimondi e Catalioto che indicano nei
ricorrenti Bullara, Li Bassi, Lonzi e Morale una “carenza d’interesse” al ricorso non avendo essi stessi i titoli per concorrere al ruolo di dirigente generale “contro” la nomina degli esterni Vernuccio, Monterosso e Interlandi. Il Tar questa mattina ha ammesso le memorie di costituzione dei tre dirigenti contestati. Per la verità, il rinvio a luglio era già stato chiesto dagli avvocati dei ricorrenti che avevano deciso di “rilanciare”, in seguito ai nuovi elementi a carico dei nove manager, riscontrati nelle relazionie di Pitruzzella ed Emanuele, al vaglio prima della Giunta di presidenza, poi dei singoli assessori. Il prossimo appuntamento in aula è fissato per il 6 luglio.
Se il Tar non dovesse decidere per l’immediato annullamento delle nomine dei dirigenti esterni, scoppierà la grana sulla legittima nomina a dirigenti generali dei dipendenti di seconda e terza fascia. Il rischio? Che nessuno alla Regione abbia i titoli per stare al suo posto. Qualcuno addirittura vocifera che l’unico in assoluto ad avere i requisiti per l’incarico di dirigente generale sia Marco Salerno, attuale dirigente generale dell’assessorato al Turismo.
E’ stato solo il primo round. Ma la battaglia legale sulla nomina dei dirigenti generali continua. Mentre, infatti, sul tavolo degli assessori la relazione del costituzionalista Giovanni Pitruzzella e
quella del segretario Vincenzo Emanuele (descritte in anteprima da Livesicilia) farebbe piena luce sull'insussistenza dei titoli di almeno sette su nove dirigenti generali, la questione prosegue il suo cammino parallelo lungo i corridoi del Tribunale Amministrativo, al quale si sono rivolti i dirigenti.
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