CERAMI (EN) – Erano stati arrestati, tradotti nel carcere catanese di Piazza Lanza e finiti al centro delle cronache con l’accusa, infamante in un momento in cui la Sicilia è devastata dai fuochi, di essere dei piromani operanti nella zona d’interesse naturalistico dei monti Nebrodi. Ma il Gip di Catania adesso li ha rimessi in libertà stabilendo che i due, un imprenditore agricolo ottantenne e il suo giovane aiutante albanese di 25 anni, stavano solo bruciando delle frasche, che avevano raccolto nel terreno di proprietà dell’ottantenne. E per questa ragione il giudice, pur convalidando l’arresto eseguito lunedì pomeriggio dai carabinieri della stazione di Troina, che erano stati allertati da una chiamata e giungendo sul posto hanno doverosamente eseguito l’arresto, li ha rimessi in libertà entrambi.
Hanno lasciato il carcere ieri pomeriggio. Accolta l’istanza del loro legale, l’avvocato Agostino Mongioj, che ha prodotto una relazione tecnico-fotografica facendo notare che il terreno dell’anziano era proprio lì, che il venticinquenne lo stava aiutando – a ridosso del fiume Troina in territorio di Cesarò, contrada Scalonazzo – e che gli inneschi sequestrati, piccole taniche contenenti carburanti e accendini, in realtà servivano solo a quello scopo: una bottiglia e mezza di benzina, in sostanza, servivano per una pompa idrovora. La Procura di Catania chiedeva invece la custodia cautelare in carcere. È emerso inoltre che l’unico precedente dell’anziano, che adesso ha ottant’anni, risale al 1963, quando aveva 22 anni.
“Per quanto emerso in udienza – scrive il Gip Santino Mirabella – anche attraverso le produzioni difensive, non appaiono elementi per ritenere il quadro accusatorio più plausibile di quello difensivo”. Il giudice ha parlato di “fuoco circoscritto”; “facilmente spento” e “che avrebbe avuto il tempo di propagarsi se fosse stato realmente pericoloso”. “Desidero manifestare tutta la mia soddisfazione per l’esito dell’udienza – afferma il legale – perché le tesi difensive, fondate sulle indagini difensive immediatamente eseguite nell’arco di poche ore, anche con l’ausilio di validi collaboratori e consulenti tecnici, sono state integralmente accolte dal giudice. E questo anche alla luce del linciaggio mediatico scatenatosi a seguito della notizia dell’arresto”.