Luigi Simanella, autore di uno studio che ha anticipato di qualche anno l’ipotesi che il cadavere sepolto a Montelepre non sia quello di Salvatore Giuliano indica un elemento in vista della esumazione della salma il prossimo 28 ottobre.
Simanella ha scritto anni fa lo studio “Salvatore Giuliano. Vivo o morto”, da cui – sottolinea ” il Professor Casarrubea ha tratto tanti elementi per il suo esposto che ha aperto, insieme ad altre importanti testimonianze” le nuove indagini sulla morte del “Re di Montelepre”. C’è un elemento, raccolto da chi assistette alla autopsia che Simanella rivela e che può ”aiutare a capire di chi è quel cadavere”. Un particolare macabro ma che potrà interessare il Dottor Livio Milone, incaricato dalla Procura di Palermo della comparazione del Dna: il cervello di Giuliano o di colui che si credeva tale non venne riposto nella scatola cranica ma collocato nell’addome con una procedura ”molto spiccia”. Ecco cosa rivela Simanella: ”L’autopsia sul corpo di Giuliano, o almeno su quello ritrovato nel cortile Di Maria, fu effettuata dal professor Ideale Del Carpio. All’autopsia furono presenti anche due becchini, scavafossi o ‘campusantara’ che dir si voglia, Salvatore Bologna e Francesco Rizzo, ambedue impiegati presso il cimitero di Castelvetrano. La stessa fu eseguita all’obitorio di Castelvetrano, il 7 luglio 1950. Quel giorno la salma del presunto bandito Giuliano fu sistemata su una balaustra di marmo ovale, ancora esistente, ma inusata e spostata in nuovi locali realizzati da poco tempo. Al sezionamento del corpo provvidero i due becchini, Bologna e Rizzo, anche se sprovvisti di titolo specifico, ma con molta esperienza alle spalle. Mi racconta Bologna che lui e Rizzo, in base alle indicazioni ricevute dal professor Del Carpio, estrassero gli organi dal cadavere dopo avere praticato un’apertura nell’addome. Dapprima il cuore, poi il fegato, la milza e quanto di necessario per una più efficace indagine necroscopica. Per quanto riguarda l’estrazione del cervello dovettero usare una grossa ‘serra’ – sega – per aprire la scatola cranica ed estrarre i due emisferi cerebrali. Dapprima una sezione e poi l’altra, sempre seguendo le indicazioni del professor Del Carpio: ” Passatimi la mirudda di destra “, e dopo ” Passatimi ora chidda di sinistra “, “Passatemi la parte destra del cervello”, “Passatemi adesso la parte sinistra”. Ricorda Bologna che un proiettile, conficcatosi all’interno della colonna vertebrale all’altezza del collo, li fece sudare non poco per essere estratto. Ultimato l’esame necroscopico toccò, ancora una volta, ai due becchini ricomporne il corpo. Bologna mi confessa che per far ciò non andarono troppo per il sottile. Sistemarono, infatti, tutti gli organi, compreso il cervello, all’interno della sacca addominale insieme alle viscere, e richiusero il tutto con diversi punti di sutura”. Un elemento che forse il 28 ottobre ”potrebbe essere utile”, conclude.