E’ la vigilia di Natale e sotto l’albero ho trovato tutte le cose che desideravo. Non avrei potuto essere più fortunato di così. Sarà che, a forza di spedire letterine a Gesù Bambino, prima o poi si viene ascoltati.
E io ne ho spedite parecchie e le affrancavo sempre con l’intima convinzione che i desideri sarebbero stati esauditi. Da piccolo mi insegnavano che tutti i sogni buoni, un giorno o l’altro, viene l’angelo custode, e fa sì che si avverino.
Un giorno o l’altro… Ce n’è voluta di pazienza.
Sarà che le ricompense più grandi sono pronunciate solo dall’arte del sapere aspettare. E’ la vigilia di Natale e io ho imbandito la mia tavola, come non accadeva da tempo. Ho messo la tovaglia preziosa, quella che ricamò Lucia, prima di partire. Ci ho messo su i candelabri di cristallo, souvenir di quel viaggio, che con Lucia abbiamo fatto tanti anni fa. Eravamo esattamente felici.
La felicità, quando è stata vera, la puoi fare tornare indietro, anche per pochi istanti, come e quando vuoi. E ogni volta ha il merito di consolare qualsiasi dolore. Non mancherà nulla, in questa cena.
Le pietanze prelibate, il vino buono, i dolci di quella pasticceria in centro, dove, con Lucia, andavamo a mangiare sempre le “craffe” la domenica mattina. Non mancherà neppure il calore di chi si vuole bene.
Poi, tornerò a quella messa di mezzanotte, in quella chiesetta lontana dal rumore, dall’indiscrezione di chi, in questa feste, vuole solo proclamare montagne di cazzate, che non hanno neppure l’eco per tornare indietro.
E sarà Natale di nuovo, come lo era un tempo e io mi accoccolerò sull’amore che è stato, su quello che è ancora. Perché l’amore, quando è vero, ti si appiccica sopra la pelle e con questa fa tutt’uno, ti si attacca sul cuore con degli spilli che non fanno male. E non ti lascia solo, neppure quando la vita ha la presunzione di farti credere che c’è solo silenzio intorno a te.
E’ la vigilia di Natale, Lucia è partita da qualche anno, ormai. Ma là dove si trova sorride ancora e spera, con quella stessa freschezza che ha mantenuto dal primo all’ultimo giorno passato insieme. Ne sono certo. Quarant’anni di strada fatta guardando nella stessa direzione. Poi Lucia è dovuta partire, così, all’improvviso. E io mi sono sentito drammaticamente beffato dalla vita. Ho chiuso le porte e le finestre della mia anima e non ho fatto entrare nessuno. Nel frattempo, mi sono reso conto, che nessuno bussava. Ho compreso, che tante, di quelle persone compiacenti che ci giravano intorno, erano sparite. Da tempo, da quando io ero diventato vecchio e indifeso. Solo Lucia era rimasta, sempre con lo stesso sguardo, sempre dalla stessa parte e mi aveva amato, ogni giorno, sempre con il medesimo amore.
Lucia, che mi voleva per quello che ero, con i miei gioghi pesanti, che mi curvavano le spalle. E’ Natale e io ho imbandito la tavola più bella dove non avrò nessuno di fronte o seduto al mio fianco. Quest’anno ho scelto che sia così. Non voglio la compagnia forzata, di chi deve sopportare questo giorno importante, solo perché è giusto non lasciarmi solo. Quest’anno ho avuto il coraggio di festeggiare così, come un giorno mi suggerì Lucia, come lei avrebbe fatto.
Perché lei mi diceva sempre: meglio la verità, vestita da stracciona, che una bugia con l’abito da sera. Sotto l’albero ho trovato quello che desideravo: la serenità di festeggiare senza finzione intorno, la certezza che io sono importante e che oggi devo volermi bene più che gli altri giorni. Lucia, nell’anima, starà al mio fianco e io, per la prima volta, a Natale, da quando lei non c’è, non mi sentirò solo.