NAPOLI – <<Mi sono sporto e ho lasciato cadere il piccolo, poi sono andato a mangiare una pizza>>.
Sono i verbali dell’orrore di Mariano Cannio, arrestato dopo il decesso di Samuele Gargiulo, piccolo di appena 4 anni.
Bambino “lasciato cadere”
Lo avrebbe “lasciato cadere” dal balcone. Lo ha ucciso e poi sarebbe andato “a mangiare una pizza”.
“Ad un tratto l’ho preso in braccio e sono uscito fuori al balcone… giunto all’esterno… mi sono sporto e ho lasciato cadere il piccolo. Ho immediatamente udito delle urla provenire dal basso e mi sono spaventato consapevole di essere la causa di quello che stava accadendo…”.
Cannio ha parlato davanti agli investigatori della polizia, coordinati dai magistrati della Procura di Napoli.
Città sotto choc
Prima lo sgomento per quella morte atroce, di un bimbo di appena quattro anni, precipitato da un balcone. Poi i dubbi, i video, e quelle frasi ripetute che hanno portato al fermo del maggiordomo che ha anche provato a ritrattare alcune dichiarazioni, parlando di “capogiro” mentre teneva il bambino in braccio. Purtroppo, lo ha tenuto sospeso nel vuoto per pochi istanti. Poi l’ha lasciato cadere.
Chi è
Cannio ha 38 anni, molto conosciuto a Napoli, è ritenuto altamente affidabile come addetto alle pulizie. In molti si sono inizialmente schierati a sua difesa.
Agli inquirenti ha spiegato di essere affetto da un disturbo di alterazione del pensiero.
La pizza
Dopo aver ucciso il bambino, sarebbe andato a mangiare una pizza “a causa – ha detto – di una fase nervosa scaturita dalla paura”. Poi si sarebbe “messo sul letto per riposare”.
Dopo il sonno cornetto e cappuccino in via Duomo, una giornata come tante altre.
Ma gli investigatori si sono insospettiti quando Cannio fingeva di non essere in casa. Non rispondeva al citofono, né agli inquirenti che bussavano alla porta.
Il trucchetto
Dopo qualche ora, gli agenti hanno infilato una bolletta dell’Enel sotto la porta. Appena hanno visto che qualcuno la ritirava hanno deciso di agire.
Il giudice, ritenendo sussistente il pericolo di fuga e, anche, “non pienamente accertato” il movente di un gesto che definisce di “estrema gravità”, ha disposto la misura cautelare del carcere per omicidio volontario aggravato, dopo avere convalidato il fermo emesso sabato mattina. A questo punto resta da accertare se Mariano Cannio fosse, quando è avvenuta la tragedia, capace di intendere e di volere e, soprattutto, va accertata la sua eventuale pericolosità sociale.