“In Sicilia il sistema dei rifiuti si caratterizza perché esso stesso è organizzato per delinquere, il ciclo è un esempio di disfunzione organizzata. In questo senso, certamente meritoria, è stata la scelta del governo attuale della Regione di presentare alla procura di Palermo un dossier nel quale sono stati evidenziati gli elementi di distorsione della procedura per l’aggiudicazione della gara per i termovalorizzatori”. E’ quanto si legge nelle conclusioni della relazione presentata a Palermo dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, che ha effettuato un’indagine, sotto la presidenza di Gaetano Pecorella, durata diversi mesi.
Nella relazione viene sottolineato che “assolutamente inutile, anzi deleteria, appare allo stato la dichiarazione dello stato di emergenza nella Regione siciliana nel settore dello smaltimento dei rifiuti è la nomina di un commissario delegato, come per altro avvenuto in passato senza alcun risultato, se non quello di alimentare l’emergenza medesima e quindi l’inefficienza nel settore”. “La strada da seguire – conclude la relazione – è allora quella della rigorosa applicazione delle norme, del potenziamento dei sistemi di controllo esterni e interni, della formazione di polizia giudiziaria specializzata e attrezzata per questo tipo di indagini, della applicazione delle sanzioni penali, della possibilità per l’autorità giudiziaria di utilizzare tutti gli strumenti investigativi che il codice di procedura penale prevede per la ricerca della prova”.
“Le strade di Palermo sono invase di rifiuti per responsabilità dell’Amia che ne dovrebbe governare il sistema. Abbiamo offerto al sindaco la disponibilità del governo regionale e dell’assessore Marino a dargli una mano, anche per fare lavorare gente che potrebbe farlo senza che l’amministrazione spenda un euro in più, e non ne vuole sapere”. Lo dice il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, sul proprio blog. L’ Amia è l’ex municipalizzata che si occupa della raccolta e del trattamento dei rifiuti a Palermo. “Siamo disponibili – aggiunge – e non gli chiediamo niente, nemmeno di smettere ogni tanto di insultarmi. La Commissione Pecorella ha recepito in pieno le nostre osservazioni che sono state oggetto di un dossier che abbiamo consegnato alla procura di Palermo. Abbiamo smantellato il sistema dei termovalorizzatori, smantellamento dal quale sono scaturiti gran parte degli attacchi alla mia persona e al governo regionale. Era quello un sistema truccato e illegale, intriso di malaffare e di mafia, che avrebbe condizionato e danneggiato la Sicilia per i prossimi trent’anni perché la salute della gente, l’ambiente e il costo del sistema sarebbero stati alterati”.
A lavare i cassonetti dell’immondizia a Palermo, dove il servizio di raccolta è gestito dall’Amia Spa, era un’impresa legata ai boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo. E’ quanto emerge dalla relazione della commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, presentata a Palermo dal presidente Gaetano Pecorella. Per la commissione la presenza dell’impresa riconducibile ai Lo Piccolo “non può di certo essere considerato un elemento privo di qualsiasi significato”. “Sarebbe auspicabile – si legge nella relazione – che venisse accertato secondo quali criteri è stata scelta questa impresa, come è stato reso il servizio, da quanto tempo vi è stato l’affidamento”. La commissione mette in evidenza anche le assunzioni, fatte “al di fuori di procedure pubblicistiche”, dalle società collegate all’Amia, ex municipalizzata. “Tra le persone assunte, ed è questa la nota dolente che potrebbe rappresentare la spia di ben altro tipo di assunzioni – scrive la commissione nella relazione – vi sono persone attenzionate dalle forze dell’ordine, pregiudicati che, se è vero che provengono dalle cooperative sociali create proprio per il reinserimento degli ex detenuti, è anche vero che in molti casi non svolgono di fatto alcuna attività lavorativa in seno alla società, e nei confronti dei quali avrebbero dovuto essere teoricamente presi provvedimenti da parte dei vertici della società stessa”.
La commissione rileva che “questo problema è stato evidenziato anche dal sindaco di Palermo Diego Cammarata nel corso dell’audizione”. Cammarata ha dichiarato che “all’interno di questa società molti dei dipendenti provengono dalle coop sociali, di ex detenuti, di persone a cui occorre insegnare il proprio lavoro, trasmettere il senso di appartenenza, il senso civico”. “Da quando abbiamo fatto la stabilizzazione – prosegue il sindaco – abbiamo cercato di mettere in piedi un sistema di controllo, che però per certi versi fa un po’ acqua. Molto spesso capita che questa gente minacci i propri controllori. Tutto ciò a me non risulta ufficialmente, perché se così fosse o li licenzieremmo o li denunceremmo. Si tratta pur sempre di situazioni ambientali”.