Dopo l’improvviso stop della scorsa settimana, quando l’approvazione sembrava solo una formalità, è stato raggiunto l’accordo all’Ars sul disegno di legge che riforma il settore del commercio.
Il ddl , che porta la firma dell’assessore regionale alle Attività produttive Marco Venturi, ha ricevuto l’ok della III commissione stamani al termine dell’audizione dello stesso Venturi.
Il testo prevede come “regola ordinaria” la chiusura domenicale e festiva, non affidando questa scelta esclusivamente all’esercente.
“Al fine di tutelare il diritto al riposo, alla salute e al godimento dei diritti civili e religiosi degli operatori del settore – si legge nel ddl – è obbligatoria la chiusura nelle seguenti giornate: 1° gennaio, Pasqua di Resurrezione del Signore, 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno, 1° novembre, 8 e 25 dicembre nonché per altre 32 domeniche e/o giornate festive”.
Sono tuttavia contemplate due modalità per consentire la deroga al regime ordinario.
“La prima – spiega Venturi – consiste nella parziale modifica rispetto al regime ordinario, fermo restando l’impossibilità di apertura in occasione delle festività maggiori e per almeno 32 domeniche. Tale deroga è disposta attraverso le Camere di commercio, sentite le organizzazioni sindacali, senza particolari formalità. La seconda opzione – prosegue Venturi – regolando l’ipotesi di ulteriore deroga rispetto a quanto previsto, prevede la convocazione di apposita conferenza di servizi da parte dell’assessore regionale alle Attività Produttive a cui partecipano i comuni interessati e le rappresentanze datoriali e sindacali”.
Inoltre il disegno di legge prevede l’abrogazione della disciplina dettata in tema di “Comuni ad economia prevalentemente turistica e città d’arte”.
Il testo introduce anche una normativa che consente una mitigazione e programmazione delle aperture delle grandi strutture di vendita.
“Si è voluto introdurre un correttivo alla legge regionale n. 28/99 – recita il ddl – che consenta alla Regione di adottare direttive in tema di programmazione urbanistica comunale con riferimento all’apertura di grandi strutture di vendita al fine di garantire la presenza nel territorio delle esistenti realtà economiche con specifico riferimento agli esercizi di vicinato e medie strutture di vendita e ciò, chiaramente, ferma restando ogni specifica competenza dei Comuni in tema di programmazione urbanistica.
“L’impianto del ddl – spiega il capogruppo di Fli Livio Marrocco – è rimasto sostanzialmente inalterato. I correttivi apportati vanno in due direzioni: fare in modo che la grande distribuzione non soffochi i piccoli esercenti e cercare di valorizzare i prodotti siciliani”.
“Mi auguro – sottolinea Venturi – che la convergenza di tutte le forze politiche manifestatasi oggi in Commissione si verifichi anche in aula al fine di varare la riforma che metta ordine nel mondo del commercio in Sicilia”.
Convergenza sì… ma non a parte di tutte le forze politiche. Se l’Udc, con Giulia Adamo, parla di “confronto positivo al di là dei singoli schieramenti”, in una nota il Pdl sottolinea che “la maggioranza ha votato un ddl che è passato con cinque voti a favore e quattro contrari: Bosco, Corona, Caputo e Donegani . Quel che è più grave è che tale esagerato interesse a votare è venuto a coincidere con l’inserimento di un articolo (n.3) riguardante l’interpretazione autentica di norme relative alle autorizzazioni rilasciate proprio ai grandi centri commerciali. Tale materia è, in questo momento, oggetto di attenzione e indagini da parte della magistratura antimafia, per le forti rilevanze che l’infiltrazione criminale ha in tale settore”.
“Incontrerò oggi stesso il presidente della commissione Antimafia Lillo Speziale – aggiunge il presidente della commissione Salvino Caputo – per sottoporgli il contenuto dell’art. 3 del disegno di legge. La ritengo una norma inserita apposta per tutelare alcuni interessi illegittimi di alcuni settori della distribuzione commerciale. Mi dispiace che in un disegno di legge, nato proprio per regolamentare i giorni di apertura e chiusura degli esercizi commerciali e i rapporti con la grande distribuzione, sia stato inficiato un intero lavoro parlamentare proprio per la tutela di alcuni interessi”.
“Sono certo – precisa però Caputo – che l’assessore Venturi non conosceva gli effetti della norma inserita dal Governo nel disegno di legge e che si adopererà per eliminarla dal documento”.