GELA (CALTANISSETTA) – Sono le 11 di una domenica mattina, il 2 maggio, in via Annibal Caro, una parallela di via Giovanni Verga, a due minuti dal lungomare di Gela. Crocifisso Di Gennaro, quarantenne, si trova a bordo della sua grossa auto. Intravede lo scooter con a bordo il cognato di alcuni parenti, il trentacinquenne Benedetto Giuseppe Curvà, e lo sperona con la macchina. Ancora oggi non sono chiare le ragioni dell’aggressione, sta di fatto che non appena il ragazzo cade a terra lui scende dalla macchina armato di una catena e inizia a colpirlo, lasciandolo per terra contuso. A quel punto il ferito si alza, si arma a sua volta di una pistola e va a sparare un colpo contro casa di una parente di Di Gennaro, rischiando di centrare la donna che fortunatamente fa in tempo a spostarsi, facendo sì che il proiettile si conficchi in una parete. È da poco passato mezzogiorno. Qualcuno ha sparato in mezzo alla strada a Gela. Una chiamata ai carabinieri arriverà solo dopo le 15.
Le indagini
È questo l’episodio per cui, questa mattina, i due sono stati arrestati, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dal pm Federica Scuderi e diretta dal procuratore capo Fernando Asaro. Sono stati i due magistrati, assieme al comandante provinciale dei carabinieri di Caltanissetta, il colonnello Vincenzo Pascale, a illustrare i dettagli dell’operazione, che ha portato a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip gelese. Di Gennaro e Curvà sono accusati entrambi di tentato omicidio e a Curvà è contestato anche il reato di porto d’arma abusivo. Altre due persone di Gela sono accusate di intralcio alla giustizia, perché avrebbero tentato di manipolare le dichiarazioni agli inquirenti di una persona coinvolta.
“Gela, si spara e nessuno parla”
“La domenica mattina si spara a Gela e lo veniamo a sapere ore dopo – ha detto il procuratore Asaro -. Accade in una città che ha un indice di criminalità tra i più alti d’Italia. Ma siamo riusciti, grazie a un’inchiesta importante, a giungere all’esecuzione della misura cautelare”. Un provvedimento “frutto”, secondo il colonnello Pascale, “della grande collaborazione tra l’Arma dei carabinieri e la Procura di Gela”. Dal canto suo, la dottoressa Scuderi ha ricordato i vari passaggi dell’inchiesta svolta, che ha usato metodi tradizionali ma anche intercettazioni, l’esame di tutte le videocamere della zona del ferimento di Curvà e la raccolta d’informazioni da parte degli inquirenti. Per questo caso c’è anche un minorenne indagato dalla Procura minorile di Caltanissetta.
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