"Il video dello scandalo? | Messinscena dei migranti" - Live Sicilia

“Il video dello scandalo? | Messinscena dei migranti”

Un'immagine tratta dal servizio del Tg2

Il responsabile della cooperativa che accoglie i migranti a Lampedusa si difende. E spiega che il servizio del Tg2 nasconde la vera opera messa in campo dai suoi uomini. Il giornalista autore dello scoop: "Paura per l'immigrato".

La difesa
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PALERMO- ”Non esiste né un lager né un campo di concentramento e le immagini dei migranti che si sottopongono ai getti sanitari è una consuetudine praticata a loro difesa”. Lo afferma Cono Galipò, amministratore delegato della cooperativa ‘Lampedusa accoglienza’ che gestisce il centro di Lampedusa. ”Non potete – dice – metterci alla gogna per qualche sequenza che non dice nulla di ciò che facciamo”, e ”lo spazio in cui tutto si svolge è sostanzialmente protetto dalle pareti degli stessi container. Non è vero che tutti vedono tutto”.

”Noi seguiamo una indicazione delle autorità sanitarie”. Si tratta, spiega, del ”protocollo da seguire quando si spruzza un prodotto come il benzoato di benzina”, un derivato della benzina, ”un prodotto venduto in farmacia. Non è mica Ddt o gas. Va diluito e con perizia distribuito sul corpo. Ma preferiamo nebulizzare lo stesso getto in modo da evitare rossori, bruciature, effetti collaterali. Tutto questo serve per evitare l’insorgere di malattie, di manifestazioni fastidiose, a cominciare dalla scabbia, da pruriti, dal rischio di fenomeni simili”. E il trattamento non viene praticato nei bagni perché ”abbiamo un container con appena sedici bagni. Un container dove quel giorno venivano ospitate 300 persone. E se avessimo spruzzato il benzoato di benzina nelle docce avremmo fatto correre dei rischi a tutti i migranti. Avremmo poi dovuto bloccare l’uso dei bagni, attendere di smaltire odori e prodotto. All’aperto si disperde tutto”. ”Quel video – aggiunge – falsa tutto. Qui si lavora notte e giorno con una abnegazione che tutti conoscono, senza mai tirarsi indietro su niente, sempre disponibili, pullman, mezzi e uomini pronti sul molo per ogni arrivo…”.

“Quel video è una messinscena”
“Il trattamento che noi stavamo facendo, previsto da un protocollo, stava durando da un’ora e mezza e a un certo punto alcuni immigrati si sono spazientiti, si sono spogliati e hanno chiaramente inscenato quanto si vede”. Lo dice Cono Galipò, l’amministratore delegato della cooperativa ‘Lampedusa Accoglienza’, intervistato da Radio Città Futura. Il responsabile del Centro, intervistato dall’Ansa, ha aggiunto di avere già inviato alla Prefettura di Agrigento una relazione sul filmato trasmesso del Tg2.

Il giornalista: “Paura per il migrante che ha filmato”
“Adesso chissà cosa succederà. Se alle promesse e allo sdegno seguiranno provvedimenti. Ma soprattutto se la tempesta che ha scatenato quel filmato che ritrae un ignobile trattamento medico nel centro di accoglienza di Lampedusa, riuscirà a produrre un cambiamento, una trasformazione del modello di accoglienza nel nostro paese”. Così Valerio Cataldi, il giornalista del tg2 autore del servizio esclusivo di due giorni fa, in un editoriale pubblicato sul sito di Articolo21. “Restiamo ad aspettare. Ma non siamo i soli. Ad aspettare – spiega – c’ è anche Khalid, il ragazzo siriano che quel filmato ha realizzato e che ora rischia rappresaglie. Lo hanno tenuto chiuso nel posto di polizia del centro di accoglienza di Lampedusa per un paio d’ore dopo che il video della disinfestazione è andato in onda. Per garantire la sua incolumità. Fuori c’erano degli energumeni a minacciarlo”. Ma la rappresaglia era già scattata dalla mattina: “niente sigarette, niente acqua, niente cibo. Niente di niente” dice Khalid. Quel filmato che ritrae uomini costretti a spogliarsi in mezzo al cortile in pieno inverno e annaffiati con un compressore per un “trattamento anti scabbia”, che Khalid ha girato con il suo cellulare, potrebbe provocare un terremoto nel centro di accoglienza di Lampedusa e sono in molti ad aver paura di perdere il posto. Khalid invece paura non ne ha affatto. “È avvocato Khalid – scrive Cataldi – è scritto sul suo passaporto. Sarà per questo che si appassiona alle cause che ritiene giuste”.

(Fonte ANSA)

 

 


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