L’alleanza che sostiene Rosario Crocetta trova porte chiuse a sinistra e guarda sempre più al centro. È stato il giorno della guerriglia a mezzo comunicati stampa nel vecchio centrosinistra, dopo la richiesta, tgardiva secondo il Pd, di Claudio Fava di primarie del centrosinistra. Crocetta ha risposto picche criticando Fava per la sua chiusura all’Udc. Da soli abbiamo perso già tre volte, è il ragionamento di Crocetta, che difende l’alleanza coi centristi e la linea legalitaria adottata dal partito di Casini in Sicilia. Il segretario del Pd Giuseppe Lupo si fa sentire per dirsi pronto a un confronto con gli alleati di centrosinistra, ma se cadranno le preclusioni sull’Udc e se smetteranno gli attacchi ai democratici. Un dialogo fra sordi che si completa con Leoluca Orlando, rimasto al palo ancora senza un candidato, che chiede ai democratici di fermarsi, mollare i centristi e tornare a dialogare con i suoi “alleati naturali”, annoverando tra questi probabilmente la sua Idv, che tra Roma e Palermo riserva ai democratici quotidiane dosi di anatemi. Crocetta, dal canto suo, fiuta il pericolo – nel Pd c’è qualcuno che potrebbe essere disposto a rinunciare a lui per allargare la coalizione – e si dice pronto anche a correre da solo, con “schiena dritta”.
Ma se alla sua sinistra l’asse Pd-Udc non trova, almeno per il momento, sponde, qualcosa, e tanto, si muove alla sua destra. La trattativa con Fli e Api per chiudere su Crocetta è ormai avanzata. I finiani, che vorrebbero traslocare con tutto il Nuovo polo, insistono perché cessi il veto sugli autonomisti dell’Mpa. Sì, perché tra gli attuali alleati di Lombardo in molti non credono che il sostegno del governatore alla candidatura di Nello Musumeci sia una scelta definitiva. Resta il muro alzato da Pd e Udc nel nome della discontinuità. Per trovare delle possibili crepe, ci si sta muovendo anche a livello romano. Pare che Francesco Rutelli in persona stia cercando di convincere Casini e Bersani a scendere a più miti consigli.
Nel Pd, però, si dà ormai per cosa fatta il patto con finiani e rutelliani. Che potrebbero portarsi dietro, secondo qualche dirigente democratico, anche qualche pezzo di ex Mpa poco propenso a finire nel calderone berlusconiano che sostiene Musumeci. “Ma ve lo immaginate Massimo Russo che fa i comizi a Ramacca con Pippo Limoli?”, scherzava oggi un pezzo da novanta della coalizione crocettiana. Insomma, malgrado i niet da sinistra, nel Pd si pensa ancora di poter essere competitivi. E non si dispera del tutto di poter recuperare, malgrado Fava, anche un rapporto con Sel, in nome delle dinamiche nazionali, sempre più importanti alla luce del vento di elezioni anticipate che soffia da Roma.
Intanto, sul fronte del centrodestra è stata una giornata di calma apparente. Gianfranco Miccichè ha sfornato un comunicato allo zucchero (non senza qualche frecciata sulla “credibilità” degli interlocutori tra i berlusconiani) verso il Pdl, cercando di trasmettere l’immagine di un armistizio e cancellare l’immagine di “grande ammucchiata” della coalizione guidata da Nello Musumeci. Ma dalle parole dell’ex sottosegretario traspaiono comunque le profonde tensioni tra Grande Sud e Pdl. E tra i berluscones restano i mal di pancia, soprattutto palermitani, per la scelta di Musumeci. Che oggi non ha perso tempo a far visita al cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, per cominciare la sua campagna elettorale. Per la quale, ha detto a Live Sicilia, aprirà una sottoscrizione popolare, visto che “non c’è una lira”. Sono segni dei tempi.