CATANIA – Un post al vetriolo. Dal titolo più che eloquente: “servo suo”. E nel quale ha chiesto senza mezzi termini: “Quali titoli morali ha in Sicilia questo centrosinistra per chiedere le dimissioni del governo Schifani?“. L’ex eurparlamentare e presidente della commissione regionale antimafia, Claudio Fava, ha lanciato una bordata che ha fatto il pieno di condivisioni. Soprattutto, sulle chat dei telefonini di tanti addetti ai lavori. E non solo.
Le recenti vicende giudiziarie legate alla Dc ed al suo mentore Totò Cuffaro, sono state lo spunto che hanno visto Fava non andare troppo sul sottile sul percorso condotto dentro e fuori dall’Ars dall’opposizione isolana. E, del resto, il suo non è esattamente un parere qualunque.
Ma la sua è una istantanea del momento?
“Temo che non sia semplicemente un’istantanea. Non fotografa uno stato contingente ma un modo d’essere dell’opposizione da molto tempo”.
A cosa si riferisce?
“La china del consociativismo, che è sempre stata abbastanza frequentata, adesso mi sembra fortemente cercata. Per cui, non è un’istantanea. È un racconto. Un lungometraggio”.
E che accadrà, in prospettiva, all’interno del centrosinistra?
“Non sono ottimista. Io sento e vedo una scollatura profonda tra i gruppi parlamentari – che sono un po’ il conclave degli eletti e penso sopratutto al Partito democratico – e poi la sinistra diffusa nella società con tanti siciliani che hanno investito in questi partiti per esserne rappresentati. Mi sembra che vi sia una dissociazione profonda tra chi in aula rappresenta innanzitutto se stesso e una domanda di politica efficace e incisiva”.
Come se ne viene fuori?
“Non trovo una soluzione. Fino a quando la politica verrà gestita, interpretata e rappresentata dai partiti degli eletti ci sarà sempre un passo indietro della funzione della politica. Per lasciare spazio a chi fa della propria missione parlamentare il modo per garantire la propria rielezione. Il Pd è molto infeudato. Ognuno ha il proprio territorio, il proprio feudo. Ma tutto questo ha poco a che fare con cosa dovrebbe la funzione di una opposizione di respiri lunghi. Capace di rappresentare un’alternativa per i siciliani. Mi sembra che tutto questo non sia nell’ordine delle cose”.
Lei parla del Pd perché, a suo avviso, dovrebbe fare da guida in opposizione?
“Guardi, i 5 stelle hanno attraversato molte stagioni. Ogni stagione negava le precedenti: sono partiti con alcune premesse e poi hanno le hanno rapidamente archiviate per ragioni di ‘buona bottega’. Li sento come un corpo politico molto più fragile ed esposto anche rispetto alle emotività ed ai venti della politica. Il Partito Democratico è strutturato, ha una tradizione legata alla fusione di altre due forze altrettanto strutturate. Per cui mi sembra che chi dovrebbe tessere un po’ le fila di questa opposizione per non farne soltanto una rincorsa al singolo atto d’aula, dovrebbe essere anzitutto il Pd”.
Ha anche parlato di scelte di convenienza.
“La dirigenza politica del Pd degli ultimi anni, ha orgogliosamente rivendicato il dovere di accoglienza nei confronti di chiunque portasse un voto in più. Senza tenere conto di quale fosse la storia politica o le affinità con Pd”.
È nell’ordine delle cose della politica, o no?
“A giudicare dai fatti, non credo. Facevo l’esempio di Articolo 4 i cui candidati sono andati a consolidarsi nel Partito Democratico: dieci anni fa, hanno portato Sammartino all’inizio della carriera politica. Io ricordo quando si disse all’interno del partito: ‘Evviva, benvenuti. Ci interessa solo quanti voti in più potete portare alla causa’. E la causa era quella della sopravvivenza. La Chinnici ha fatto l’assessore di Lombardo per un tempo e una stagione significativi. Ha fatto la parlamentare europea del Pd senza lasciare mai una traccia di sé nell’agone politico siciliano: è stata candidata a prescindere e un quarto d’ora dopo se n’è tornata a destra. E poi…”
Poi?
“E poi, di tutto questo nessuno si presenta con qualche briciolo di cenere sul capo dicendo ‘forse abbiamo sbagliato’. È come se tutto questo fosse una sorta, diciamo, di risiko in cui perdi qualche carrarmato, perdi qualche territorio ma in fondo è soltanto un gioco. Ecco, non è un gioco purtroppo. È questo il fatto”.
Lei oggi è fuori dall’agone della politica. Ma se ne facesse parte come un tempo, come si sarebbe comportato?
“Avrei cercato certamente di fare riferimento alle battaglie di questi anni. Avrei potuto raccontare il lavoro che abbiamo fatto in commissione antimafia e molte delle vicende che si sgranano in questi giorni sotto gli occhi di tutti, erano oggetto di un’attenzione: alcuni sistemi di potere sono diventati governi paralleli. Abbiamo fatto una relazione sulla sanità siciliana che, oggi oggetto di analisi giudiziaria, era stata oggetto di un’analisi politica. Così come il sistema Montante era stato un lavoro di ricerca necessario a far capire come la Regione fosse fragile ed esposta a quelle forme di governo parallelo di governo di cui parlavo”.
E quindi l’opposizione?
“E quindi l’opposizione non può limitarsi al singolo provvedimento d’aula o alla corsa al maxi emendamento della Finanziaria. L’opposizione si costruisce giorno per giorno. Un’idea alternativa di questa terra e di una opposizione che abbia un senso morale autentico e profondo, ti permette di dire quello che vuoi. Altrimenti diciamo oggi ‘Schifani vada a casa’ e facciamo una cosa facile ma anche poco produttivo. E, soprattutto, non credo davvero che questo centrosinistra abbia il diritto di dirlo e che possa immaginare di risolvere tutto attraverso le dimissioni di Schifani”.
Che accadrà da qui a qualche tempo?
“Ma io credo che non cambierà nulla. Il governo Schifani proseguirà. L’esperienza ci insegna che noi abbiamo avuto governi devastanti e disastrosi: ma le uniche volte che si è andato a votare prima è stato per provvedimenti giudiziari che hanno toccato i direttamente i presidenti Cuffaro e Lombardo. Non è mai accaduto che un governo facesse un passo indietro. Nemmeno il peggior Crocetta. Il governo regionale andrà avanti fino alla fine della legislatura ma temo che non cambierà molto nemmeno tra le fila dell’opposizione”.
E lei esclude un suo rientro in politica?
“Nella mia vita ho imparato a non escludere nulla. Escludere mi sembra un atto di presunzione. Detto questo, mi sembra che questo tempo politico sia molto lontano da me. L’augurio è che questo tempo passi”.

