Accoltellò a morte la mamma: condanna definitiva per il figlio 15enne

Accoltellò a morte la mamma: condanna definitiva per il figlio 15enne

La Cassazione respinge il ricorso presentato dalla difesa

CATANIA – Non ci sono scuse. Non ci sono attenuanti. Nessuno sconto di pena. La sua condanna adesso è definitiva. Il figlio assassino di Valentina Giunta, la 32enne massacrata a coltellate in casa sua a San Cristoforo, finirà di scontarla da adulto. È passata in giudicato la sentenza che lo ha riconosciuto colpevole dell’omicidio.

La pena

Il calcolo finale, al netto della riduzione per la scelta del rito abbreviato, dice 16 anni di reclusione. E conferma, pure nel terzo grado di giudizio, la sentenza che fu emessa dal Gup Rosalia Castrogiovanni. I giudici della Corte di Cassazione minorile depositeranno le motivazioni solo in un secondo momento. Intanto si sa solo che il ricorso del difensore del ragazzo, l’avvocato Francesco Giammona, è stato respinto.

La confessione

L’imputato del resto ha ampiamente confessato la propria colpevolezza. Ricostruì passo dopo passo l’accaduto come se stesse raccontando un brutto sogno, o un film visto in tv. Un resoconto agghiacciante, soprattutto perché la vittima ha confessato pure di aver infierito sulla vittima: “Potevo andare via, anche perché lei mi girava le spalle e cercava di allontanarsi, invece io continuavo a colpirla alla schiena”.

La tesi

Poi però cercò in qualche modo di snellire la sua posizione. Provò a giustificarsi dicendo che era stata per prima sua madre a prendere in mano un coltello dicendogli “Se non torni con me…”; pur senza formulare alcuna minaccia specifica. Ma questa tesi fu bollata come inverosimile dai giudici di merito. E questo perché, se davvero avesse disarmato sua mamma, come minimo si sarebbe ferito.

L’indagine

La sentenza della Cassazione arriva quando dal delitto, avvenuto il 25 luglio 2022, non è passato neppure un anno e mezzo. Questo ovviamente è stato possibile dalla confessione del ragazzo, ma soprattutto dall’abilità investigativa degli agenti della Squadra Mobile di Catania, che sotto il coordinamento della Procura etnea hanno chiuso il cerchio rapidissimamente.


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