Le condizioni strutturali del Teatro Politeama preoccupano. Infiltrazioni di acqua dal tetto, anfiteatro inagibile, umidità che scrosta le pareti, servizi datati. Ai limiti dei livelli di sicurezza anche gli uffici dove sono stati sistemati i dipendenti dell’amministrazione della Foss, la Fondazione Orchestra sinfonica siciliana che ha in concessione il Teatro: ricavati nei corridoi, sono stati realizzati con dei pannelli bianchi così da creare piccoli spazi che spesso però non hanno nemmeno una finestra.
“La situazione non è effettivamente delle migliori – ammette il presidente del Consiglio di amministrazione Stefano Santoro – ma stiamo già prendendo provvedimenti. Ci siamo mossi in questa direzione sin dall’inizio dell’incarico. Ovviamente, ci auguriamo che si possa organizzare al più presto una conferenza di servizi col Comune e la Soprintendenza per progettare un intervento organico di restauro e ristrutturazione”.
Anche l’ex commissario straordinario dell’ente, Nanni Riggio, nella relazione di fine incarico aveva denunciato lo “stato generale di degrado” e segnalato la “necessità di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria”, sottolineando che, essendo la struttura di proprietà del Comune, dovrebbe essere Palazzo delle Aquile ad “assicurare la progettazione e la realizzazione degli interventi”.
Una situazione, quella che riguarda uno dei Teatri simbolo della città di Palermo, che era nota da tempo, quindi, ma per cui è ancora stato fatto troppo poco. Anzi, metaforicamente, fino a oggi si è nascosta la polvere sotto il tappeto: ristrutturata almeno in parte la sala principale, con interventi sul pavimento e sostituzione delle poltrone, ci si è dimenticati della necessità di intervenire anche sugli altri spazi.
“Sono arrivata da poco e non sono ancora attrezzata per fare miracoli – commenta l’assessore comunale al Centro storico Maria Prestigiacomo – ma affronteremo i problemi uno per volta e non ci tireremo indietro se ci sarà da confrontarsi per interventi più complessi. Lo stiamo già facendo, per esempio, proprio in queste settimane, ci stiamo interfacciando con i tecnici della Foss per la sostituzione di alcune finestre”.
Intanto, però, il presidente Santoro sta provando a spostare almeno gli impiegati dell’amministrazione in una sede più consona. E precisamente in uno dei due immobili che la Fondazione possiede in via La Farina. “Abbiamo effettuato dei sopralluoghi per capire se sono utilizzabili o, eventualmente, come renderli tali nel più breve tempo possibile”.
L’altro immobile di via La Farina della Fondazione potrebbe essere messo in affitto per fare cassa, mentre Santoro ha dei piani anche per Villa Napoli, nonostante il Governo regionale abbia già manifestato l’intenzione di riprendersela, presentando addirittura in Aula un emendamento per questo scopo, diventato un articolo del cosiddetto ‘collegato Cultura0. “La riapriremo – annuncia invece Santoro – e lavoreremo con la Sovrintendenza per capire come fare. Potremmo anche pensare di organizzare lì la prossima stagione estiva della Foss”.