Acqua, i renziani: "L'avevamo detto" |Sinistra Italiana: "C'è rischio mafia" - Live Sicilia

Acqua, i renziani: “L’avevamo detto” |Sinistra Italiana: “C’è rischio mafia”

I commenti sulla decisione della Consulta che ha demolito la legge regionale. (Nella foto Valeria Sudano)

Le reazioni
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PALERMO – La sentenza della Corte costituzionale che ha fatto a pezzi la legge sull’acqua votata dall’Ars e impugnata dal governo nazionale anima il dibattito politico. Se Sinistra italiana critica la decisione della Consulta, i renziani si fanno sentire con un amaro “io l’avevo detto”.

“La decisione della Corte Costituzionale di affossare la legge per l’acqua pubblica in Sicilia è grave e pericolosa perché ad essere messa nelle mani di privati, e quindi anche delle mafie, è un bene comune che appartiene a tutti i siciliani”. A dirlo Bianca Guzzetta e Luca Casarini, segretari regionali di Sinistra Italiana Sicilia. “Questa sentenza non ha tenuto conto di due grandi questioni:  il voto di 27 milioni di cittadini, moltissimi siciliani, contro la privatizzazione dell’acqua, e la riorganizzazione delle filiere affaristico mafiose nell’isola. Acqua e rifiuti, infatti, sono le due grandi partite in vista di nuovi business, che una mafia che si sta riorganizzando non vuole perdere. Tutto a discapito dei siciliani, che pagheranno l’acqua a costi maggiori, e dei Comuni, che saranno obbligati a cedere di fronte a multinazionali che si aggiudicheranno per 30 anni la gestione delle reti e il controllo sull’acqua pubblica”.

“Il Governo Crocetta doveva impugnare il ricorso di Palazzo Chigi contro la legge regionale. Non l’ha fatto e questa è l’ennesima responsabilità politica che il governo regionale si porterà addosso. Per quanto ci riguarda, la battaglia per ridare la possibilità ai Comuni, e non a multinazionali e mafie, di gestire l’acqua pubblica non finisce. Comincia ora e sarà uno dei punti di programma inderogabile da mettere al centro di qualsiasi proposta di alternativa e discontinuità alle prossime elezioni regionali”.

Di tutt’altro tenore il commento del deputato regionale del Pd Valeria Sudano: “Appare fin troppo facile dire oggi: ‘lo avevamo detto’ ma purtroppo è esattamente così che stanno le cose. La bocciatura della norma regionale sull’acqua pubblica pronunciata ieri dalla Corte Costituzionale era ampiamente prevista e prevedibile”.

Secondo la renziana Sudano “ancora una volta si è persa l’occasione di fare qualcosa di utile per la Sicilia e per i siciliani. La norma approvata era infarcita di enunciazioni ideologiche palesemente in conflitto con le competenze statali e le regole comunitarie. Una norma fortemente voluta dal presidente della regione che aveva perfino messo in difficoltà l’assessore Contrafatto che tentava di mediare fra le posizioni per giungere ad una legge applicabile. Non è così che si difende l’autonomia della regione, non è così che si fanno le norme per i cittadini”.

“L’unico effetto ottenuto da questa norma sbagliata – aggiunge Sudano – è stato quello di perdere due anni di tempo paralizzando le attività delle società che gestiscono il settore idrico. Ci sono investimenti che non sono stati fatti in attesa di comprendere cosa sarebbe accaduto”.

“Nessuno ha mai dubitato del fatto che l’acqua sia un bene pubblico e vada trattato come tale, ma cosa diversa è la gestione delle reti che devono essere efficienti. Le tariffe vanno calmierate ma questo deve avvenire – aggiunge – in un quadro normativo certo e chiaro, con regole precise a tutela dei consumatori ma che garantiscano anche gli investimenti, l’occupazione, e il buon funzionamento del sistema”.

“Faccio appello al senso di responsabilità dei deputati – conclude Sudano –  perché sappiamo tutti cosa bisogna fare per adeguare la legge alle normative vigenti e renderla operativa. Occorre far rientrare subito questa materia nel calendario dei lavori d’aula di fine legislatura, adeguare l’articolato alle prescrizioni della sentenza della Consulta facendo poche e mirate modifiche che permettano una gestione oculata nell’ambito di una divisione in ambiti territoriali ottimali con regole chiare ed efficaci per la gestione dei servizi”.

“La legge sull’acqua pubblica in Sicilia nasce da un’iniziativa popolare. Tanti cittadini preoccupati hanno dato vita ad un percorso molto importante confluito nel ‘Forum dei movimenti per l’acqua bene comune’ che lotta affinché l’acqua sia pubblica e quindi accessibile a tutti già dal 2006. Crocetta con la sua giunta ha stravolto la proposta di legge, sulla quale tanto ha lavorato il Forum, aggiungendo degli articoli che sono gli stessi che oggi la Corte Costituzionale impugna bocciando la legge”. È il commento del senatore Francesco Campanella, da poco nel gruppo Misto. “I cittadini che si sono impegnati e si sono battuti in tutti questi anni – aggiunge – oggi hanno dovuto ingoiare l’ennesimo boccone amaro. Ma sono certo che continueranno la loro battaglia insieme a tutti i siciliani di buon senso, ed io sono tra questi”.


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