Ad Augusta il nuovo centro |di primo soccorso e accoglienza - Live Sicilia

Ad Augusta il nuovo centro |di primo soccorso e accoglienza

La struttura non sorgerà a Siracusa.

Non Siracusa ma Augusta, non Hotspot ma Cpsa, ‘Centro di primo soccorso e accoglienza’, ossia la nuova dicitura che il ministero dell’Interno dà alle strutture da allestire nei maggiori punti di sbarco, ove procedere alle operazioni di prima identificazione dei migranti e alle verifiche preliminari delle richieste d’asilo. Sarebbe questa la “novità” che riguarda la provincia di Siracusa in fatto di sbarchi e migranti, che ieri per qualche ora ha mandato in tilt sindaci e Prefettura. Una anticipazione giornalistica recitava di “nuovi hotspot” le cui sedi (tra cui Siracusa) il ministro Marco Minniti avrebbe annunciato in Parlamento durante l’informativa urgente sui flussi migratori prevista nel pomeriggio. L’informativa urgente in Parlamento c’è stata, ma senza alcun accenno a nuovi centri per l’identificazione migranti. Né tantomeno a “hotspot”, dicitura tra l’altro abbandonata da tempo da Ministero e Prefetture, sparita anche dalle applicazioni in uso sul sito del Viminale. Il sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo, era subito caduto dalle nuvole: “Mi sembra impossibile che Siracusa possa essere la sede di un nuovo hotspot in Sicilia”. Nemmeno in Prefettura sapevano niente. Pure il sindaco di Augusta, Cettina Di Pietro, conoscendo la situazione del proprio porto, primo centro di sbarco in Italia da due anni, si era mobilitata. Un incrocio di incontri a tre, improvvisato attraverso l’ufficio territoriale di governo, ha rivelato un’unica spiegazione possibile: “Non si tratta di Siracusa ma di Augusta”, ha detto sollevato il sindaco Garozzo dopo qualche ora. La conferma è arrivata dal sindaco di Augusta, Cettina Di Pietro: “Ne parliamo già da settimane con il prefetto Castaldo – ha detto -. Si tratta di Cpsa, struttura che non viene più chiamata hotspot. Di fatto diamo un nome e una legittimazione istituzionale a una cosa che ad Augusta si fa oramai da mesi”.

Il porto megarese dal 2014 è al centro della nuova geografica degli sbarchi: lo scorso anno è stato il primo centro di sbarco in Italia e in questo momento ha il primato del 2017 con 13.221 arrivi. Dovendo, il governo italiano, rispondere alle istanze della Ue e aumentare il numero di identificazioni, nel porto di Augusta il Viminale ha portato tutti i macchinari adeguati alle identificazioni. Oltre a una tendopoli allestita in una banchina subito dopo la missione Mare Nostrum, da oltre sei mesi sono presenti anche un container di Frontex e un altro container dell’ufficio Immigrazioni della questura adibiti a questo tipo di attività. Nata dall’emergenza, dunque, ma di fatto non ancora riconosciuta. Ufficialmente l’hotspot più vicino è Pozzallo. Per questa ragione qui sono tutti certi, da prefetto a sindaci, che il nuovo centro di identificazione di cui si parla è Augusta e non Siracusa: “Finalmente diamo un nome a qualcosa che fino a questo momento è anonimo”, aggiunge Di Pietro. Siracusa invece non è punto di sbarco: l’ultima volta di sbarchi coordinati dal Viminale risale al 2014. E poi Siracusa in questo momento non ha nemmeno il porto: “Abbiamo solo una parte della costa disponibile – ha detto subito il sindaco Garozzo – ed è il porto turistico di Ortigia. Mi sembrerebbe una follia pensare di costruirlo lì”. Tra l’altro questo porto turistico è ancora un cantiere. Con problemi legati alla costipazione dei materiali che ritarderanno di molto la consegna della banchina più importante. Prefettura di Siracusa, comune di Augusta e Autorità portuale, inoltre, stanno già lavorando a migliorare il centro di identificazione di Augusta, trovando una collocazione definitiva e liberando una banchina che – come richiesto dal Comune – è più adeguata alle attività commerciali di un territorio che campa di commercio portuale. “Per questo – ancora Di Pietro – con tutto questo iter avviato, la notizia di un hotspot a Siracusa ci è sembrata subito assurda. Noi stiamo già lavorando alla legittimazione di questa struttura. Per renderla più ordinata e organizzata innanzitutto nell’interesse dei migranti che arrivano, e che non mortifichi la vocazione commerciale del porto”. Il Cpsa è la via burocratica al perfezionamento di un percorso iniziato nel 2014: “Ai tempi di Mare Nostrum la gestione dell’accoglienza era tutta a carico del Comune – spiega ancora il sindaco di Augusta -: con servizi e dipendenti comunali impiegati al porto, con appalti connessi all’attività di somministrazione viveri e vestiario. Poi, pian piano, il progressivo spostamento di competenze sulla Prefettura. Di fatto, con una struttura ufficiale, la legge prevede che i bandi di gara connessi a tutte le attività legate allo sbarco, vengano fatte dal ministero dell’Interno. E sarebbe ora – conclude -: dal 2014 a oggi il nostro comune avanza 700mila euro dal Viminale”.

 


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