CATANIA – Adattamenti, in senso letterale e figurato. Storie che non nascono per il teatro ma vengono portate sul palcoscenico, ma anche l’intelligenza di chi si adatta a una situazione, si evolve. È questo il senso della settima edizione di Teatro in Vigna, iniziativa promossa da Planeta per mettere in scena delle opere teatrali in un vigneto sull’Etna, davanti a un centinaio di spettatori. “Adattamenti” è la prima edizione della manifestazione che si svolge senza il suo ideatore Vito Planeta.
Teatro in Vigna: gli spettacoli
In scena nella tenuta Sciaranuova di Planeta, a Castiglione di Sicilia, andranno gli spettacoli The handmaid tale – Racconto di un’ancella e Della sessualità delle orchidee. Il primo, il 28 luglio, è tratto dal romanzo distopico di Margaret Atwood. L’attrice Viola Graziosi costruisce intorno allo spettatore il mondo futuribile inventato dalla Atwood: una gabbia, dove il controllo sulle donne e sulle nascite è ossessivo e dispotico.
È un debutto sulle scene italiane quello di Della sessualità delle orchidee, una conferenza-spettacolo in cui Sofia Teillet gioca in bilico tra realtà e finzione, tra vegetale e umano. Così, mentre il pubblico viene a conoscenza di notizie sorprendenti sulle orchidee, scopre che non sono poi tanto diverse dagli esseri umani.
“Adattamenti”
A presentare la rassegna Teatro in Vigna è la scrittrice Ottavia Casagrande, che a proposito del concetto di adattamento scrive: “Nello stato di evoluzione accelerata in cui viviamo, lo spirito d’adattamento è qualità imprescindibile. Anche per la cultura. Una delle svolte più interessanti degli ultimi anni è l’esplosione dei punti di vista: il mondo visto da un bruco, i ricordi di un albero, il flusso di coscienza di un androide, la realtà secondo l’Intelligenza Artificiale. Uno scarto prospettico che – forse – ci aiuterà a capire meglio il nostro posto in un universo brulicante di forme di vita altre, naturali e non”.
“Questa settima edizione del nostro Teatro in Vigna – dice ancora Casagrande – è la prima senza il suo ideatore e fondatore. Vito Planeta, insieme a Paola Pace, ha immaginato che si potessero radunare centinaia di spettatori in ‘pizzo al vulcano’ per assistere a uno spettacolo e bere vino. Poi lo ha reso possibile. Non a torto, chiamava il festival ‘operazione Fitzcarraldo’. Come nel caso dell’eroe dell’omonimo film di Herzog, che vuole costruire un teatro d’opera nel bel mezzo della foresta amazzonica, occorreva una buona dose di estro, sagacia e fantasia – oltre a una cutzpah fuori dal comune – per inventare e realizzare un festival come il nostro, il suo”.