“Ci saranno grandi investimenti omaniti in Sicilia”. Roberto Helg, presidente della Camera di Commercio di Palermo, annuncia così a stampa e imprenditori le prospettive della missione istituzionale ed economica che guiderà dal 25 al 28 aprile con una delegazione di 25 imprenditori di 16 imprese siciliane nel sultanato dell’Oman. Con loro anche il rettore dell’Ateneo cittadino Roberto Lagalla, che incontrerà i rappresentanti dell’università omanita.
La missione non sarà “uno spot fine a se stesso – afferma Helg – ma l’inizio di un percorso che farà conoscere molti settori della nostra economia, dall’agroalimentare alle ceramiche di Nino Parrucca, al tessile e agli abiti da sposa di Roberta Lojacono, per arrivare a settori di nicchia come i gioielli in corallo Fernandez. Oggi il nostro tessuto imprenditoriale conta quasi 100mila imprese – aggiunge Helg – e il consolidamento nei mercati esteri è una condizione essenziale per far crescere l’economia locale”.
Ad agosto il sultano Qabus Bin Said ha visitato Palermo e da allora rapporti di collaborazione con l’Oman sono stati intrapresi dalla Camera di commercio che a novembre ha ospitato l’ambasciatore in Italia Said Nasser Al – Harthy per discutere di opportunità economiche per le imprese siciliane. A curare i rapporti e le trattative tra le Camere di Commercio dei due paesi, l’architetto Vincenzo Valenti, conoscitore dell’area del Golfo che ha raccomandato agli imprenditori di non considerare “interlocutori occasionali” gli operatori del paese arabo, sottolineando il “grande interesse, entusiasmo e sensibilità” che in loro ha suscitato la città di Palermo.
La missione ha un interesse strategico per un imprenditore come Mauro Corvisieri, della ‘CBoat srl’ che produce barche in acciaio e yacht dai 22 ai 35 metri. “Stiamo lavorando per poter aprire una concessionaria di barche a Muscat, la capitale – annuncia – la nostra azienda dà anche consulenza nella costruzione di porti turistici e nell’arco di un biennio sono state già programmate delle visite con interlocutori economici del posto”. Giorgio D’Amato, della ditta ‘Flott spa’ di Aspra si occupa invece della lavorazione e del commercio di prodotti ittici: “Il settore d’interesse è quello dell’Italian food all’estero, cerchiamo di contribuire con le nostre acciughe – dice sorridendo – ma in futuro speriamo di trovare importatori della grande distribuzione per inserire i nostri prodotti nel retail e nel catering”. La missione è anche una vera boccata d’ossigeno in una crisi congiunturale globale dove è proprio l’artigianato a soffrire maggiormente. Ne sanno qualcosa Gabriele e Marilù Fernandez, che in Oman porteranno i loro gioielli in corallo: “Ogni oggetto esprime la nostra cultura, fantasia e storia, seducendo subito le donne. Speriamo possa accadere lo stesso nel sultanato. La nostra speranza è di creare dei ponti invisibili, culturali e commerciali per valorizzare i prodotti del nostro artigianato”. E per vincere la crisi madre e figlio raccomandano ad altri imprenditori meno fortunati di: “Combattere come un pugile e lavorare il doppio”.
Tra i settori produttivi dell’Oman a incidere maggiormente, come accade in molti Paesi del Golfo, è il petrolio, per il 25% del Pil. La seconda ricchezza è il gas naturale, ma è sulla diversificazione della propria economia che il paese sta puntando nel prossimo piano quinquennale.