Catania – L’ultima è stata il 2 febbraio scorso. Ma di aggressioni ai docenti nell’istituto comprensivo del quartiere di San Leone, ne succedono almeno una l’anno, con danni e lesioni di varia gravità. Senza contare quelle verbali, con minacce più o meno velate, che si registrano ogni giorno. A San Leone come in altri contesti sociali e familiari difficili di Catania. Di aggressioni e intimidazioni nelle scuole catanesi si sono occupate le segreterie provinciali di Cisl Catania, col Dipartimento Pari Opportunità e Diritti sociali, e di Cisl Scuola Catania per analizzare fatti successi e avanzare alcune proposte.
“I ripetuti episodi di violenza nei confronti dei docenti che compiono ogni giorno la loro funzione formativa ed educativa, spesso in contesti sociali e familiari difficili – sottolineano Maurizio Attanasio (Cisl) e Ferdinando Pagliarisi (Cisl Scuola) e Iolanda Iacapraro, responsabile del Dipartimento Pari Opportunità e Diritti sociali della Cisl etnea – testimoniano come sia crollato il riconoscimento della funzione educativa della scuola”.
“Purtroppo – aggiungono – la “Scuola” è lasciata spesso sola a gestire alunni e famiglie con problemi di disagi comportamentali più o meno evidenti. Invece c’è bisogno di un’alleanza tra docenti, associazioni onlus, studenti, famiglie e istituzioni locali. Una problematica complessa di cui investiremo anche i nostri componenti delle prossime Rappresentanze sindacali che saranno elette ad aprile, e che riceveranno anche un’adeguata formazione sulla Sicurezza e Salute sui luoghi di lavoro”.
Cisl e Cisl Scuola richiamano la necessità di un’alleanza “tra docenti, associazioni onlus, studenti e famiglie, la comunità educante”, che ha bisogno anche di poter contare su un maggiore controllo sul territorio dove insistono le scuole sia sulla sinergia con i servizi sociali comunali che hanno la competenza sugli interventi da pianificare per le famiglie e i soggetti più a rischio.
Per Attanasio, Pagliarisi e Iacapraro, “con la programmazione delle azioni della legge 285/97, come delle altre misure, può essere fatta una precisa analisi del bisogno della comunità, che deve essere interpretata con flessibilità e adeguatezza senza risolversi in una fotocopia dell’anno precedente. Programmazione che potrebbe essere già frutto di un primo confronto interno, tra gli assessorati alla Pubblica istruzione e ai Servizi sociali, e poi con l’esterno per valutare e affrontare le nuove esigenze e le difficoltà di famiglie, scuole e territorio. Si potrebbero, cioè, indirizzare le risorse per sperimentare anche nuove misure scolastiche come il tempo pieno con laboratori all’interno della scuola che aiutino alunni e genitori nello stesso tempo; per avviare in tempo l’attività degli istituti educativo-assistenziali (partiti quest’anno solo a dicembre 2017); per seguire le famiglie segnalate per le evidenti difficoltà; per affrontare con tempestività il problema degli ausili ergonomici per gli alunni disabili”.
“È questa l’alleanza e la sinergia che la scuola chiede – concludono Attanasio, Pagliarisi e Iacapraro – per ridare al proprio ruolo la centralità nella comunità educante e non essere più sola nell’arginare i fenomeni di violenza e mettere al bando i comportamenti e quei messaggi equivoci che spesso sono alla base delle azioni di intimidazione e intolleranza nei confronti di istituzioni che rappresentano il fondamento culturale della convivenza pacifica della nostra società”.