PALERMO – “Marocchino di merda, fai schifo, tornatene da dove sei venuto”. Mentre Giuseppe Cascino pronuncia queste frasi Davide Mangiapane è già per terra. I calci e i pugni ricevuti gli hanno fatto perdere i sensi. Il referto dell’ospedale parlerà di duplice frattura della mandibola.
Alcuni testimoni sono certi di avere sentito le frasi razziste durante la notte di violenza a Lercara Friddi. O meglio l’alba, visto che l’aggressione subita dal ballerino di origini mauriziane è avvenuta dopo le 5.30 del 22 luglio scorso.
A Lercara Friddi giovani e meno giovani hanno ormai tolto le cuffie. La “silent night” è finita. È una nuova moda, ognuno balla per conto proprio con la musica a palla nelle orecchie. La statua di Frank Sinatra, i cui nonni hanno vissuto a Lercara, sembra piazzata lì per demarcare la distanza fra passato e presente.
Hanno bevuto un po’ tutti. Chi più, chi meno. Scoppia il finimondo che i carabinieri hanno ricostruito grazie alle testimonianze di alcuni amici del ventitreenne ballerino di origini mauriziane. “Stavamo parlando tranquillamente quando ad un certo punto si sono avvicinati un gruppo di ragazzi tra cui quello che poi ha aggredito Davide”, racconta una ragazza.
Che aggiunge: “Poi questo ragazzo prima di aggredire Davide di proposito gli faceva cadere il cappello. Davide gli chiedeva di riprenderlo e riceveva un rifiuto” . La situazione degenera: “Sto ragazzo gli salta addosso iniziando a dargli pugni in testa e in viso, senza alcun motivo”. Alcuni intervengono per fermare Cascino e il diciassettenne -W.G. sono le sue iniziali – che avrebbe agito insieme a lui e per il quale prosegue la Procura per i minorenni: “… c’erano persone che cercavano di fermarlo, questo ragazzo ha continuato a colpire Davide con pugni sulla testa a ripetizione. Una volta a terra è svenuto e ha ricevuto più di una pedata sul corpo”.
“Devi morire nero di merda, tornatene al tuo paese, clandestino… qua siamo a Lercara“, urlava Cascino. Solo il provvidenziale intervento di altre persone, come scrive il gip Michele Guarnotta, li ha “bloccati nella loro furia e violenza”. Al momento il suo legale, l’avvocato Gianluca Calafiore, preferisce non commentare la vicenda. Chi conosce Giuseppe Cascino si sorprende del suo gesto. Di mestiere fa il magazziniere e negli anni scorsi ha subito un trapianto. Poi, il destino ha voluto che dovesse affrontare anche un grave lutto familiare. Nei giorni scorsi, sempre tramite il suo legale, aveva ammesso le proprie responsabilità ma negato di avere agito spinto dall’odio razziale. Adesso si attende l’interrogatorio di garanzia per scoprire quale sarà la sua versione dei fatti.