Erano in tre i sicari che sabato scorso hanno tentato di uccidere Stefano Mosca, un impresario di pompe funebri di San Cataldo. Questo l’unico dato certo che è emerso dalle indagini grazie alle riprese di due telecamere piazzate all’ingresso del negozio dove è avvenuto il delitto.
Le registrazioni mostrano i tre sicari con i passamontagna calati sul volto entrare nel negozio e uscire dopo pochi secondi. Stefano Mosca è stato raggiunto alle spalle e al torace da colpi sparati con fucile e pistola. I colpi non hanno, però, raggiunto parti vitali e Mosca prima di entrare in sala operatoria è riuscito a dire ai carabinieri cosa era successo. Durante l’agguato Mosca ha cercato riparo dietro una scrivania e probabilmente i tre banditi sono andati via credendo che fosse morto, ma l’impresario, invece, è rimasto vivo.
Resta oscuro il movente dell’agguato. I carabinieri cercano possibili legami con l’uccisione dello zio di Mosca, Salvatore Calì, ammazzato il 27 dicembre scorso a San Cataldo. Anche Calì era un impresario di pompe funebri, ma i rapporti fra le due famiglie non erano buoni, forse proprio a causa della concorrenza. Inoltre il possibile legame tra i due fatti è reso ancora più improbabile dal fatto che Calì era indicato come boss di Cosa Nostra, mentre Mosca non ha nessun precedente penale. La pista più plausibile al momento resta quella di un agguato tenuto a causa di una possibile concorrenza negli affari.