PALERMO – Via libera alla realizzazione di una cava ad Agira. Il Consiglio di giustizia amministrativa ribalta la sentenza del Tar. Era stata l’associazione Siciliantica ad impugnare davanti ai giudici amministrativi i provvedimenti di autorizzazione rilasciati dal Dipartimento regionale dell’energia alla Fassa srl. Riteneva che la cava in provincia di Enna ricadesse in un territorio sottoposto a vincolo idrogeologico e paesaggistico, senza contare il valore archeologico della zona dove ci sono ancora tracce che vanno dal Paleolitico alla Magna Grecia.
La società era assistita dagli avvocati Girolamo Rubino, Lucia Alfieri e Tommaso Marchese. I legali hanno censurato la sentenza di primo grado rilevando, in particolare, “l’erroneità nella misura in cui riconosce la legittimazione ad agire dell’associazione Siciliantica”. Ed ancora contestavano “la fondatezza del vizio di incompetenza del dipartimento regionale al rilascio del provvedimento che sostanzialmente autorizzava la società all’apertura della cava”.
Il Cga ha ritenuto l’associazione priva della legittimazione a proporre il ricorso non avendo dato la prova di possedere i requisiti necessari, ma ha anche ritenuto legittima l’autorizzazione della Regione all’apertura della cava per estrarre oltre 4 milioni di metri cubi di materiale calcareo fino al 2033. La cava insisterà in una zona venduta a Fassa da Giuseppe Pecorino, successivamente condannato per mafia. Siciliantica è stata condannata a pagare le spese legali in favore della società e dell’amministrazione regionale.
“Una sentenza storica quella del consiglio di giustizia amministrativa che oggi che oggi ha visto ribadita la piena legittimità del decreto – spiega l’ex dirigente generale Tuccio D’Urso, che firmò il via libera -. Penso che una soddisfazione professionale come questa, per me che sono stato l’estensore ed il responsabile del provvedimento, sia il migliore risarcimento per tante violenze subite, dalla politica e dall’amministrazione regionale, anche in un recentissimo passato”.