AGRIGENTO – Un numero di accessi in costante aumento a fronte di una dotazione organica esigua, pazienti sparpagliati lungo i corridoi senza una adeguata gestione clinica e in assenza di decoro e privacy, malati che sempre più frequentemente vedono peggiorare le proprie condizioni di salute. Il pronto soccorso dell’ospedale di Agrigento è vicino al collasso.
La lettera dei medici
A certificarlo sono gli stessi medici che, in una lettera inviata ai vertici del nosocomio, hanno messo nero su bianco le preoccupazioni per il presente ed il futuro del reparto. Pronto soccorso che ormai da alcune settimane è senza una guida. Il primario Sergio Vaccaro ha rassegnato, non senza polemiche, le dimissioni. Il successore designato dall’Asp di Agrigento, il dottore Giuseppe Spallino, ha gentilmente rifiutato la proposta rimanendo all’ospedale di Ribera. E adesso, in uno scenario in completo movimento, non sono da escludere dimissioni di massa dei medici del reparto ormai stremati fisicamente e spremuti psicologicamente in seguito a condizioni di lavoro difficili e turni massacranti. Uno scenario che gli stessi camici bianchi definiscono da ospedale di guerra le cui condizioni di sofferenza sono addirittura superiori al periodo della pandemia.
Numeri e cifre
Nel periodo estivo gli accessi sono aumentati del 25%, nelle ultime ore sono quasi ottanta i pazienti presenti tra Pronto soccorso e Astanteria. A questo si aggiunge anche una lamentata scarsa collaborazione tra i reparti e un rallentamento nel compilare le schede dei malati che, spesso, vengono rimandati indietro con conseguenze dal punto di vista diagnostico sotto gli occhi di tutti. Anche il fenomeno migratorio, con decine di pazienti provenienti dall’hotspot, provoca ritardi e sovraffollamenti e, in alcuni casi, non è neanche possibile l’isolamento in sicurezza di persone potenzialmente infettive. I medici si dicono preoccupati per le gravissime criticità in atto e, come detto, non sono da escludere gesti eclatanti in tal senso come le dimissioni. Nella missiva si suggeriscono alcune soluzioni, alcune delle quali davvero “estreme” che però descrivono la situazione attuale, come l’intervento della Protezione civile con l’allestimento di un PMA, un posto medico avanzato dove sistemare i pazienti